Da Berlinguer ad Agnelli: i dossier segreti dell'ambasciata Usa

Nei dossier segreti di Washington carriera e fatti privati dei leader italiani

Da Berlinguer ad Agnelli: i dossier segreti dell'ambasciata Usa

Era conosciuto con una sigla in codice, PLBRL, acronimo di Potential Leader Biographic Reporting List, una vera e propria schedatura, spesso illegale, di politici e potenziali politici italiani che l’ambasciata degli Stati Uniti, con l’appoggio dei Consolati Usa di varie città italiane (Milano, Genova, Firenze, Trieste, Torino, Napoli e Palermo) e di altri enti statunitensi come ad esempio l’Usis, lo United States Information Service, raccolsero dal Dopoguerra e sino almeno agli anni ’80. Una storia che emerge dai documenti inediti dell’archivio del Dipartimento di Stato americano sintetizzati in una relazione inedita dei primi anni 2000 per la Commissione Stragi, che IlGiornale.it presenta qui in anteprima.

La raccolta, basata su dati biografici ma anche sulle attività personali e private, riguardava non solo le personalità politiche italiane ma anche appunto i potenziali leader, operanti nell’ambito della pubblica amministrazione, delle forze armate e delle forze di polizia nonché nell’ambito di quello sociale ed economico. Una prassi, quella della raccolta di informazioni, che era normale in quegli anni ma che, raccontano le carte del Dipartimento di Stato, spesso e volentieri è ‘debordata’ in dossier dal sapore quasi scandalistico, seguendo una vera e propria modalità da intelligence. E in effetti il destinatario ultimo delle schede era la Washington Intelligence Community, cioè i servizi segreti americani nella loro totalità.

Difficile fare un censimento di quanti siano stati schedati da PLBRL ma un aerogramma del 21 luglio 1969 proveniente dal consolato Usa di Milano fa riferimento a una lista di circa 500 che deve essere integrata solo dai nomi dei potenziali leader: una prova, dunque, che i dossier erano numerosi e soprattutto che gli Usa li accumulavano da anni. Le schede erano corredate di fotografie e soprattutto formate anche da informazioni provenienti dai nostri Servizi segreti e dagli organi di Polizia.

Dossier scrupolosi che spesso accumulavano notizie talmente personali da consigliare “una prudente discrezione nel loro uso e nella loro distribuzione” come si legge in un aerogramma inviato dalla missione Usa presso la Nato a Bruxelles a proposito delle schede relative a due ufficiali italiani inviati proprio nella Capitale belga con l’incarico, rispettivamente, di rappresentante e vice-rappresentante dell’Italia in ambito Nato.

Ma quali erano i nomi di spicco nelle liste del PLBRL? Tra quelli emersi troviamo politici di spicco degli anni Settanta e Ottanta come i democristiani Ciriaco De Mita, Antonio Gava, Arnaldo Forlani, Vincenzo Scotti, i socialisti Francesco Di Martino, Bettino Craxi, Giorgio Benvenuto e Claudio Signorile, i comunisti Enrico Berlinguer, Massimo Caprara, Ugo Pecchioli e Achille Occhetto, il socialdemocratico Antonio Cariglia, il liberale Renato Altissimo, il repubblicano Giovanni Spadolini. Un occhio di riguardo era riservato ovviamente ai comunisti. Su Occhetto, l’uomo della transizione dal Pci al Pds, Washington richiede, in un aerogramma del 28 giugno 1968, “informazioni concernenti la sua educazione e le sue abitudini personali” mentre di Pecchioli viene richiesto di sapere “il suo specifico orientamento nel Pci” e persino una “valutazione della personalità”.

Dal corpus complessivo dei documenti emerge soprattutto un aspetto: i Servizi segreti italiani sapevano di questa schedatura Usa e addirittura collaboravano, fornendo informazioni e, presumibilmente, ricevendone in cambio delle altre. La prova è in un rapporto inviato dall’ambasciata americana di Roma al Dipartimento di Stato del 3 marzo 1967, che commenta l’apertura di un’inchiesta giudiziaria sul Sid, l’allora servizio segreto militare, per la scomparsa di alcuni dossier. Nel rapporto si fa riferimento ad un articolo a firma di Renzo Trionfera apparso sul settimanale L’Europeo del 16 febbraio precedente e che conteneva copia di alcuni documenti classificati proprio del Sid riguardanti l’allora Capo dello Stato Giuseppe Saragat. Nella nota, si legge infatti che i documenti pubblicati dal settimanale “sembrano proprio essere stati tratti dalle pubblicazioni classificate del Sid, che l’ambasciata riceve periodicamente e che contengono brevi articoli analitici sulla situazione politica interna”.

Un esempio di come le schedature del PLBRL debordassero in vere e proprie indagini personali è la nota biografica che l’1 luglio 1968 il Consolato Usa di Torino trasmessa al Dipartimento di Stato. Oggetto, Gianni Agnelli, l’Avvocato, presidente della Fiat. Ci sono apprezzamenti sulla sua reputazione di playboy, aggiungendo con una punta di ironia piuttosto greve, che Agnelli “ha lavorato duro per mantenere tale reputazione”. Ci sono inoltre riferimenti, prima del suo matrimonio, alla sua “relazione con una delle figlie di Churchill” e all’incidente stradale che lo coinvolse in Svizzera e in cui “il suo piede destro e l’anca furono fatte a pezzi”, costringendolo ad usare “scarpe fatte a mano costruite in modo tale da adattarsi alle forme differenti dei due piedi” e che gli lasciò come conseguenza “un’andatura zoppicante molto evidente”.

La nota fa riferimento a informazioni riservate acquisite dal Consolato Usa di Torino, notizie che evidentemente provenivano anche da ambienti Fiat e forse anche dalla stessa cerchia di Agnelli. Notizie molto spesso personali, al limite del pettegolezzo diffamatorio. Come il passaggio pesantemente allusivo contenuto sempre nella nota del 1968: “Una sua conoscenza ci ha detto recentemente che ha sentito Agnelli dire che gli ama la presenza di belle donne e di uomini interessanti”. Proprio le informazioni provenienti dalla cerchia più stretta dei vari personaggi e relative alle relazioni personali sembrano costituire il nerbo centrale dei dossier. È questo il caso di un passaggio della nota su Agnelli in cui si sottolinea “la stretta amicizia” con John Kennedy e sua moglie Jacqueline, al punto che nella primavera del 1963, l’Avvocato intercede presso Jfk, allora già presidente degli Stati Uniti, per scongiurare la chiusura del Consolato di Torino.

Agnelli aveva evidentemente "stuzzicato" più di altri la curiosità degli americani, tanto da raccogliere

informazioni dettagliate anche sulle sue misure antropometriche oltre che sul suo aereo personale e sulla sua barca. Insomma una vera e propria schedatura condotta con la complice collaborazione degli apparati italiani e non solo.

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