Brunetta: "La Lega ci odia. Ora serve l'unità nazionale"

L'ex ministro azzurro si appella alla responsabilità della politica e accusa Salvini: "Pensa solo a farci fuori"

Brunetta: "La Lega ci odia. Ora serve l'unità nazionale"

Renato Brunetta ne parla con gli occhi umidi per la commozione. «Jole racconta era la mia vicina di banco quando era alla Camera. Era una socialista come me. Una militante da combattimento, piena di passione politica, schiva da ogni protagonismo. Nei suoi interventi in aula sulla giustizia c'era preparazione ma anche tanto cuore Ho ancora in mente l'immagine di lei che balla per la felicità la notte delle elezioni in cui diventò la prima donna governatore della Calabria. Un esempio». Incontri Brunetta, ex ministro dal «vaffa» facile, in uno dei corridoi della Camera e tra la vicenda della Santelli e la risoluzione sul Mes, votata solo da Forza Italia due giorni prima, lo ritrovi impregnato di «orgoglio forzista». Qualche metro più in là Pier Carlo Padoan, già ministro dell'Economia nei governi Renzi e Gentiloni, in procinto di lasciare il Parlamento per assumere la presidenza di Unicredit, sul Mes, a ben guardare, la pensa più come lui che non come l'attuale responsabile del Mef, Roberto Gualtieri: «Sarebbero spiega risorse immediatamente utilizzabili per l'emergenza e costerebbero dieci punti in meno di interesse rispetto ad ogni titolo emesso dallo Stato sui mercati. Quindi, non ci sarebbe nessun costo economico, semmai il costo sarebbe politico».

Appunto, la passione. «Nei momenti di emergenza spiega Brunetta in quello che diventerà uno sfogo è la passione che indica la strada. Mattarella nei suoi ultimi interventi ha parlato 16 volte di coesione e condivisione. Invece, siamo allo sbando: fuori dal Palazzo imperversa la coda della prima ondata dell'epidemia e da qui a due mesi, è matematico, arriveremo ai picchi della seconda che saranno molto più alti; dentro c'è una crisi istituzionale profonda e le forze politiche non si parlano. La questione è una sola: una crisi di queste proporzioni non può essere affrontata da un governo e una maggioranza che non hanno una legittimazione popolare. Non parlo dei voti in Parlamento, quelli, anche se pochi, li hanno; il problema è che il Conte due, come il Conte uno, sono stati il frutto di alchimie parlamentari, spesso tra sconfitti, e non sono stati voluti dalla gente. E più l'emergenza diventa drammatica e più questo vulnus diventerà insopportabile. Inoltre se all'inizio dell'epidemia l'opinione pubblica cercava la protezione di un capo, ora è incazzata, e si incazzerà sempre di più, di fronte alla constatazione che questo governo non ha fatto nulla per preparare il Paese alla nuova ondata».

L'ex ministro del governo Berlusconi è un fiume in piena, di fronte ai dati del contagio che crescono di giorno in giorno, non trattiene la rabbia. Verso tutti. «Il governo scandisce - ha compiuto un atto criminale a non dare seguito al piano per la sanità del ministro Speranza che era già pronto a maggio. C'era bisogno di ricorrere al Mes ma non lo ha fatto per una semplice ragione: ha avuto paura di infrangere un tabù ideologico grillino, ha preferito garantire la coesione della maggioranza a scapito della sicurezza del Paese. E l'apertura al Mes fatta da Conte a Capri è un'ammissione di colpa. Ha capito che per far fronte alla domanda di tamponi, di reagenti, di vaccini anti-influenzali, per risolvere il problema del Covid nei trasporti pubblici e nelle scuole, ha bisogno di risorse che non ha. E la gente è sempre più inferocita. Anche perché i responsabili restano al loro posto».

Di fronte a tanta foga viene spontaneo chiedere a Brunetta di dare un volto ai colpevoli. Lui non si tira indietro: «La retorica dello stare uniti si infervora si traduce spesso nella logica dei regimi dittatoriali: non bisogna disturbare il manovratore. Così si coprono i responsabili degli errori. Pure nelle monarchie, specie in un'emergenza, chi sbaglia paga: dopo la sconfitta di Caporetto, saltò il governo e il generale Diaz sostituì Cadorna a capo delle Forze Armate. Invece, dopo aver fallito mesi fa sulle mascherine, sui tamponi e sulle terapie intensive, Domenico Arcuri è ancora commissario. Gli chiedo i nominativi delle aziende che partecipano alle gare e lui mi risponde che non può darmeli a trattativa aperta. Se andrà avanti all'infinito, non li avrò mai. Ma su! Ci vuole trasparenza. Conte e Gualtieri, ad esempio, debbono rendicontare al Parlamento come hanno speso quei 132 miliardi che sono a bilancio. Non possono galleggiare sul caos».

Eppure con il premier, si sa, Brunetta ha un buon rapporto. Confida: «Abbiamo l'approccio accademico dei professori. Negli sms che mi invia riconosce il contributo costruttivo che tento di dare. Solo che mi ricorda certi ministri Dc, quelli che erano convinti che il tempo risolvesse i problemi. Nelle emergenze, però, il tempo non è una variabile indipendente. Se una bombola di ossigeno arriva 5 giorni dopo, il paziente muore. Dovrebbe comprenderlo anche il ministro Gualtieri che nel Nadef non ha fatto nessun cenno al Mes. Io sono orgoglioso che Forza Italia l'altro giorno abbia votato da sola, con l'astensione al voto dei renziani e qualche voto preso qua e là, una risoluzione a favore del Mes. Il tempo ci darà ragione. A dicembre, sono facile profeta, si ricorrerà al Mes con un emendamento inserito nella legge di bilancio».

Una corsa in solitudine: ma perché sul tema non si è aperto un confronto nel centrodestra? La domanda tocca un nervo scoperto di Brunetta. «Io con il premier parlo risponde senza nascondere il sarcasmo mentre con Salvini non ci riesco. E non è che non abbia il suo numero di telefono. È lui che non risponde. Non risponde neppure a Berlusconi. Se vuoi comunicare con lui, dicono, che devi passare attraverso la senatrice Ronzulli. E la stessa cosa vale con Giorgetti. Lui neppure ti saluta, magari perché ha paura che lo riferiscano a Salvini. E pensare che siamo in queste condizioni per Salvini: è lui che ha regalato la centralità ai grillini, accettando di fare un governo con loro che avevano avuto meno voti della coalizione di centrodestra; è lui che con il Papeete ha aperto la strada pure al Conte due, in cui il Pd per anti-salvinismo ha accettato l'egemonia dei 5stelle».

A sentir Brunetta, quindi, Salvini è una mezza sciagura per il centrodestra. «Si sbaglia puntualizza - a dire che Salvini è il leader del centrodestra, anche perché non vuole esserlo. Pure a livello territoriale: la coalizione va bene se ci sono candidati leghisti o vicini alla Lega; altrimenti boicottano. Parlatene con Fitto. La verità è che ci odiano, ci snobbano, pensano solo a come farci fuori o ad assoggettarci. Malgrado ciò io ho sempre dialogato con loro. Proprio un anno fa mandai a Giorgetti un documento per portare la Lega su posizioni più europeiste. Lui era felice, mi disse che lo avrebbe portato a Salvini. La risposta arrivò una settimana dopo, con Borghi e Bagnai che saltavano sui banchi del Parlamento contro l'Europa. Anche questa storia dell'apertura di Salvini nel febbraio scorso al governo di unità nazionale, francamente io non me ne sono accorto. Certo fece un cenno a Draghi, ma al governo di unità nazionale no. Per non parlare della recente conversione liberale in salsa di Pera di Salvini: roba da non crederci, come non credo al giro delle cancellerie europee della coppia Salvini-Giorgetti. Se vogliono tirare un ragno fuori dal buco dovrebbero affidarsi all'agenzia Berlusconi. Lascino perdere i dilettanti».

Già, il governo di unità nazionale, Brunetta è convinto che ci si arriverà. «Di fronte ai guai del Paese ragiona sono stufo della retorica dell'unità. Va messa in pratica. Una maggioranza che esulta per aver approvato con pochi voti lo scostamento di bilancio, dimostra di non aver capito che pericoli corre l'Italia. Si contrappongono due impotenze: una maggioranza e un governo che non sono all'altezza dell'emergenza; e un centrodestra che non ha la forza di rappresentare un'alternativa. La coalizione di governo tenterà di non schiodare, resterà abbarbicata al potere. Ma non ha fatto i conti con l'epidemia. Io faccio tutti i giorni gli scongiuri perché la situazione non peggiori, ma la ragione purtroppo mi dice che non sarà così. Per cui faccio un appello a tutte le forze responsabili che vogliono cimentarsi in uno sforzo comune, che vogliono partecipare ad una coalizione di unità nazionale per l'emergenza.

Ormai, notizia di queste ore, il Covid sta entrando sempre più in Parlamento e visto che non possiamo accettare una modifica autoritaria dei regolamenti parlamentari come il voto a distanza, ci sarà bisogno di tutti. Altrimenti non ci resterà che piangere».

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