Malgrado la congiuntura internazionale favorevole petrolio a basso prezzo, diffusione della cultura di mercato - l'Italia tarda ad uscire dalla sua crisi. Gli indicatori economici e sociali non volgono al bello e segnalano che il nostro Paese non cresce perché non ha fatto le riforme che la stessa Europa gli chiedeva di fare. Paghiamo il costo di una politica che ha puntato sull'eguaglianza sociale, invece che sulla libertà. Ma senza libertà, senza un certo grado di autonomia della società civile da quella politica, non c'è neppure giustizia sociale.Vengono così al pettine le riforme strutturali che si dovevano fare - le aveva ventilate Renzi e le chiedeva l'Europa, che pure non brilla per dinamismo liberale - e non sono state fatte. Il Paese continua ad essere dominato da una burocrazia ossessiva che oppone divieti, permessi, licenze a chiunque voglia darsi da fare. Esemplare il caso di quel tale che, in questi giorni, è stato punito perché ha pagato troppe tasse e in anticipo. Abbiamo una burocrazia che, secondo la lezione weberiana, alimenta se stessa con un eccesso di legislazione e, per giustificare la propria presenza, mette il bastone fra le ruote di chiunque voglia fare e si dia da fare. Il governo Renzi aveva predicato fra l'altro l'esigenza di sfoltire la giungla burocratica e non lo ha fatto, palesemente prigioniero di quella stessa burocrazia che tutto pervade e pretende di regolamentare. Siamo il Paese delle licenze, dei divieti, dei permessi anche per aprire un modesto negozio. Ci si è dimenticati che gli Stati totalitari si caratterizzano proprio per un eccesso di legislazione; al quale neppure il governo Renzi, nato alla buona insegna della rottamazione del passato, è riuscito a porre rimedio. Col risultato che il governo sta già perdendo consensi.Che piaccia o no, siamo rimasti alla forma dello Stato burocratico del fascismo, né ha migliorato la situazione - anzi l'ha peggiorata - l'iniezione di cultura sovietica sostenuta dal Partito comunista, allora legato all'Urss, e che neppure la sua successiva conversione all'economia di mercato pare sia servita a migliorare. La natura dell'Ordinamento giuridico, nato con la Costituente del 1948, è stata influenzata dai comunisti che hanno recitato un ruolo preponderante egemonizzando le forze cattoliche e socialiste e facendo prevalere una cultura dirigista che continuava quella del fascismo e alla quale era stata data una spruzzata di sovietismo. Siamo rimasti, caduti ovunque i Paesi di socialismo reale, il solo Paese dirigista nel mondo occidentale. La spiegazione delle mancate riforme sta tutta qui, in quel peccato originale sanzionato nella Costituzione repubblicana e dall'opposizione dell'apparato burocratico a ogni cambiamento che ne riduca il potere.
Per parte mia, continuo ad insistere, e me ne scuso con i lettori, sull'esigenza di modernizzare il nostro Stato e di uscire da una logica sovietica. Ma, ahimè, senza grandi riscontri politici.Piero Ostellinopiero.ostellino@il giornale.it
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