Caccia agli evasi, la sconfitta dello Stato

I due super criminali romeni fuggiti sono solo l'ultimo esempio: la sicurezza non è una priorità

Caccia agli evasi, la sconfitta dello Stato

Uno può anche capire e magari sorridere per l'ultima fuga del Chapo da un carcere messicano e sottolineo messicano. Gli hanno approntato un tunnel lungo cinque chilometri, roba da ingegneri con a disposizione macchinari di scavo, attrezzi di sostegno, generatori elettrici, pompe per l'aria e tanti soldi. Ma la fuga delle due canaglie romene con le pezze al sedere, Catalin Ciobanu e Florin Mihai Diaconescu, dal carcere della settima potenza industriale del pianeta e con un sistema fai-da-te che non si vedeva più dai tempi delle comiche di Stanlio e Olio - seghetto e lenzuola arrotolate - è cosa che non trova giustificazioni, figuriamoci poi se possa muovere al sorriso.Quella fuga è cosa che inquieta, che preoccupa. Ciobanu e Diaconescu mica sono dei rubagalline, dei truffatori delle tre carte. Sono dei criminali incalliti, gente di mitra e di coltello. Sono pericolosi: fuori, a piede libero e dentro, in carcere. E due così li si lascia liberi di andare e venire per i bracci di Rebibbia, liberi di sottrarre - sempre che non siano arrivati dall'esterno, ciò che peggio sarebbe - gli strumenti per segare le sbarre, liberi di scalare il primo e il secondo muro di cinta, liberi di arrampicarsi su una rete («elettrosaldata», si precisa nel comunicato del carcere. E allora?), scavalcarla, calarsi in strada, farsi una corsetta e prendere l'autobus? Devono, al ministero degli Interni, avere uno strano e giocondo concetto della sicurezza, della condizione, cioè, di ciò che mette al riparo da rischi (di evasione, anche) e da pericolo. E ripensando a tutte le assicurazioni espresse petto in fuori da Angelino Alfano sul controllo «del territorio» in relazione al terrorismo islamico, della «messa in sicurezza» degli obbiettivi detti sensibili c'è da farsi venire i sudori freddi.

Se l'apparato che ha tirato su Alfano non riesce a bloccare un'Audi gialla in corsa, se le sue misure di prevenzione non impediscono e anzi sembrerebbero assecondare la fuga in stile cartoni animati da Rebibbia, cosa potrà mai fare se un paio di tagliagole bombaroli decidessero di dare prova del loro martirio sulla ribalta italiana? Già siamo sotto furibondo attacco della criminalità comune che si cerca di contrastare - a questo siamo ridotti - con ronde di volontari, sentinelle civili (e schioppo sotto il letto) perché sullo Stato meglio non contare. Sapere che la sicurezza fa acqua anche in strutture carcerarie che ne dovrebbero essere il tempio, un effetto lo avrà di certo: l'aumento nell'uso degli ansiolitici.

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