La sicurezza per le vie di Cagliari continua a latitare e gli episodi di degrado si susseguono. Per cui, anche se i politici locali continuano con le rassicurazioni di facciata, per i cittadini è ogni giorno sempre più difficile girare in sicurezza per le vie del centro, soprattutto nelle ore serali.
L’ultimo episodio lo racconta direttamente dalle pagine del suo profilo Facebook Francesca Immacolata Chaouqui, la donna nota col soprannome di “papessa” per il “Vatileaks”, lo scandalo sulla sottrazione di informazioni riservate in Città del Vaticano. La 35enne, che divenne parte della “Commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione delle strutture economiche e amministrative” (Cosea) per volontà di papa Francesco, finì al centro dello scandalo della fuga di notizie dalla Santa Sede.
La donna si trovava a Cagliari per motivi di lavoro, come riferisce lei stessa, quando è stata pedinata ed importunata da alcuni stranieri. “Ero a Cagliari ieri sera per lavoro. Ho cenato e poi ho percorso a piedi la strada fra il ristorante e l’albergo. 1 km in pieno centro alle 22. Non un anima viva. Io e basta praticamente. Vedo spuntare un gruppo di ragazzi di colore. Mi si avvicinano, ci incrociamo. Iniziano a seguirmi. Mi giro e mi rivolgo al più vicino. ‘Che volete?’ ‘Beviamo una birra’ risponde uno ubriaco. Gli dico di levarsi e lo minaccio di spaccargli la faccia”.
Ma questo non è stato affatto sufficiente ad allontanare i molestatori extracomunitari. “Vanno sul marcia piede opposto e continuano a seguirmi fino all’albergo. Io resto calma. Ubriachi, gracili e stupidi, neutralizzabili immediatamente. Arrivo in albergo e sono ancora lì tutti e tre. Posso confessarvi la voglia di farli a pezzi? Per quei 500 mt percorsi a disagio e per quelle donne che invece hanno paura, per quelle vittime per cui l’epilogo è sempre altro. Mio nonno mi ha insegnato a non avere paura di nessuno. Il judo mi ha dato la capacità di misurare le mie forze e di potermi permettere il privilegio di andare a piedi”.
Un privilegio, come giustamente accennato, non per tutte, ma neppure per tutti, dato che spesso e volentieri ci si trova a dover fronteggiare nutriti gruppi di persone ed il numero non è elemento sottovalutabile in condizioni del genere.
“Però io credo che l’Italia non sia questa. Mi sono sentita di non appartenere a questo stato ieri sera, lì a non sentirmi libera di fare 4 passi alle 22 . Perché se questi ceffi ieri mi avessero fatto qualcosa sarebbero rimasti impuniti. Sembra una considerazione superficiale ma purtroppo credo che l’accoglienza come è stata fatta fino ad adesso abbia portato ad una società dove non si è più liberi di non aver paura. Più regole, più integrazione vera, più rispetto.
Ieri sera Salvini l’ho capito un po’ di più”.Considerazioni del genere, specie dinanzi ad episodi di questo tipo, continuano a moltiplicarsi. L’amarezza è tanta, il bisogno di sicurezza ancora di più.
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