La valle che si insinua fra le montagne in fiamme si stringe proprio dove le volute di fumo indicano il focolaio nel bosco, a ridosso di una parete rocciosa, il Canadair CL-415 antincendio si è appena rifornito di acqua - 6mila litri, 6 tonnellate di peso - con una manovra perfetta, perché le ali non devono oscillare oltre 3,5 gradi per evitare un impatto disastroso con la superficie del lago.
Il pilota sposta con attenzione la cloche, dà potenza ai motori, riprende quota e si dirige sull'incendio, poi calcola la direzione e la forza del vento e scende in picchiata sull'obbietivo per lanciare la "bomba" d'acqua e di liquido ritardante prima di risalire. Velocità di sgancio: 100 nodi (180 km orari), altezza dal suolo 100 piedi (30 metri). Un bombardamento di precisione volando controvento, sfiorando la montagna e i cavi dell'alta tensione con una rapida virata dopo il lancio. Obbiettivo centrato. Si torna verso il lago per un nuovo rifornimento.
Ogni volta che scoppia un incendio i "bombardieri d'acqua" devono affrontare situzioni ed emergenze diverse in situazioni e difficoltà diverse che richiedono l' alta professionalità, i nervi saldi e la preparazione che richiede il volo a vista: comandate e copilota sono da soli in cabina, non c'è la torre di controllo che li guida e le segnalzioni che possono arrivare da terra, dalle squadre antincendio, non sempre possono essere quelle giuste. Bisogna bombardare controvento, ma spesso nelle valli la direzione e la forza variano. E poi ci sono gli ostacoli, trappole pericolosissime: relitti che galleggiano sul lago o in mare, onde, cavi dell'alta tensione con i piloni spesso dipinti di verde che si mimetizzano con gli alberi... Picchiate e cabrate da brivido.
Occorre un addestramento perfetto e continuo per pilotare il "paperone", come viene chiamato il Canadair. Che fino ad oggi veniva fatto esclusivamente volando, sul campo. Con tutti i rischi del caso tenendo contro della pericolosità intrinseca di queste missioni. Nel mondo opera infatti 160 Canadair nelle vesioni CL-415 (con due motori da più di 5mila cavalli) e il più vecchio CL-215. L 'Italia ha la flotta più grande, 19 aerei, con 50 equipaggi e 100 piloti che operano soprattutto nella stagione calda ma sono pronti a intervenire tutto l'anno quando da Vigili del Fuoco o Protezione Civile scatta l'allarme.
L'ultima missione "perfetta", però, è stata effettuata a terra, a bordo del primo simulatore di volo al mondo per l'addestramento dei piloti dei Canadair realizzato con un investimento di 20 milioni di euro da Ansett Aviation, l'azienda australiana che ha scelto Malpensa - fra i Terminal 1 e 2 - come location ideale per realizzare la sua base di addestramento europea dove operano altri tre simulatori per il Boeing 737, il Bae 146 e l'Airbus A-320. Un simulatore atteso dai piloti se si tiene conto che è l'aereo con il più alto tasso di incidenti al mondo dovuti non tanto al velivolo che è sicuro, quanto al tipo di missioni in cui viene impiegato: dal 1970 ci sono stati 56 morti e 36 aerei distrutti, il 50% durante le fasi di addestramento in volo.
Un simulatore che sembrava impossibile costruire vista la complessità di raccogliere i dati di volo reali in ogni condizione meteo e di terreno necessari a realizzarlo per ricostruire tutte le situzioni operative - emergenze incluse - che i piloti devono affrontare, ma che è divenuto realtà grazie al progetto ideato e realizzato dall'ex pilota Renato Sacchetti, 44 anni, partner di Aviation Results, società di Hong kong, in collaborazione con Ansett.
"Non esistevano dati su cui lavorare, abbiamo dovuto fare partendo da zero - spiega Sacchetti - l'aereo è stato prodotto da Bombardier poi la società è passata a Viking e al momento non è più in produzione perché non c'è un'alta richiesta sul mercato. Così, per raccogliere i dati delle condizioni operative reali, abbiamo affittato un Canadair dei Vigili del Fuoco che è diventato un laboratorio volante. Questo ci ha consentito di avere a disposizione i dati reali che costituiscono il cuore del simulatore, in grado di riprodurre tutte le situzioni pissibili esattamente come se fosse ai comandi dell'aereo in volo. Questo ci consente di addestrare i piloti senza rischi per garantire la loro sicurezza. Non solo. Occorre tener conto che si tratta di aerei che costano 35 milioni di euro e i ricambi sono carissimi: per un motore ci vogliono 3,5 milioni di dollari, 400mila per un sedile, 200mila per uno scarpone (basta sbagliare la manovra di rifornimento in acqua per distruggerlo, ndr) e i tergicristalli costano 18mila dollari a set".
"In un anno abbiamo realizzato questa impresa - prosegue - che è stata resa possibile dalla collaborazione e dal supporto che abbiamo avuto dai Vigili del Fuoco nella pesona di Santo regolino e da Alessandro Cardi, vice direttore generale di Enac oltre a quello di eccellenze come Tru Simulation e Textron. A questi dobbiamo aggiunge il ruolo chiave degli addestratori dei piloti della flotta gestita in Italia da Babcock".
Tecnologia ma anche "fattore umano". I piloti addestratori che hanno anche partecipato alla messa a punto della "macchina di volo virtuale" che ha differenza di quelle per gli aerei di linea deve tener conto di fasi particolari come il rifornimento di acqua, il bombardamento, le turbolenze causate dal fuoco e dal fumo quando si arriva sul bersaglio, l'orografia del teatro operativo.
Alla dimostrazione della base di Ansett erano presenti Andrea Canetto, Marco Amort e Angelo Fulgenzi, tutti piloti di Canadair con esperienze importanti nell'Aviazione militare: dall'Eurofighter alle Frecce Tricolori ai voli sperimentali e di collaudo. I corsi copiloti prevedono almeno 36 ore al simulatore (oltre ai due voli all'anno per mantenere la certificazione), a questi si aggiungono quelli necessari ad ottenere la qualifica di comandante ma si pensa di organizzare un altro tipo di "accademia" riservata a chi opera da terra in collegamento con i Canadair: Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali, operatori dell'antincendio.
"Perché - spiega Franco Feliziani - dell'ufficio di gestione della flotta - è fondamentale il coordinamento operativo sul campo, la collaborazione fra chi interviene dal cielo e chi interviene da terra. Parlare lo stesso linguaggio è centrale per spegnere gli incendi nel più breve tempo e nel modo più efficiente possibile".
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