Due imprenditori agricoli sotto accusa per caporalato, due extracomunitari per i quali è finito l'inferno. Questo il risultato di due distinte indagini dei carabinieri del nucleo dell'ispettorato del lavoro: la prima portata a termine a novembre mentre la seconda si è conclusa pochi giorni fa.
Entrambi i casi di caporalato sono emersi nei territori della Valdicecina, in Toscana. A farne le spese due cittadini extracomunitari costretti a lavorare fino a 14 ore al giorno, per poi coricarsi in giacigli di fortuna ricavati da stalle e annessi agricoli.
Uno dei sfortunati è un africano, arrivato in Italia con uno dei tanto barconi, reclutato dai suoi sfruttatori in un centro profughi in provincia di Livorno. I suoi compiti nell'azienda agricola variavano dalla raccolta della legna, alla pulizia delle stalle fino al pascolo del bestiame e la raccolta di prodotti ortofrutticoli. Tutto per pochi spiccioli e con turni di lavoro massacranti.
I due "caporali" denunciati dovranno adesso rispondere di diversi reati, dallo sfruttamento di manodopera clandestina allo sfruttamento di condizioni di bisogno personali dei lavoratori.
Per i due agricoltori è già stata disposta una sanzione di 12mila euro per "irregolarità in materia di salute e sicurezza, mancata visita medica della forza lavoro necessaria per accertare l’idoneità alla mansione lavorativa prima dell’impiego" oltre ai mancati ingressi per le casse dello Stato e le tasche dei due lavoratori impiegati, neanche a dirlo, "in nero".Dopo l'emersione di queste due vicende, i carabinieri continueranno la loro opera di monitoraggio per identificare eventuali casi analoghi nella regione.
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