"Caso Innaro? Troppo rischioso restare in Russia"

Il deputato Michele Anzaldi commenta con favore la scelta di ritirare i suoi inviati dalla Russia, ma critica pesantemente l'informazione Rai

"Caso Innaro? Troppo rischioso restare in Russia"

"A Mosca la situazione è diventata esplosiva. Mi sembra una tappa obbligata per la tutela degli inviati". Il renziano Michele Anzaldi, segretario della Commissione di vigilianza Rai, commenta così la decisione di piazza Mazzini di ritirare dalla Russia i suoi corrispondenti.

Era, dunque, una decisione proprio inevitabile?

"La Rai arriva dopo la Bbc, l'Ansa. Nel 2022, non è necessario restare a Mosca per sapere l'opinione del governo russo. Il rischio è troppo elevato. È chiaro che, come dimostra l'ultima decisione presa dalla Duma, vengono controllate e, quindi, stando lì non si può sapere o trasmettere qualcosa in più fuori dai canali ufficiali. Se mai dovesse avvenire, si rischiano 15 anni di carcere".

Il Pd, con Andrea Romano, ha presentato un'interrogazione parlamentare sulle parole di Marc Innaro, descritto come 'putiniano'. Lei cosa ne pensa?

"Mi sembra che i fatti abbiano dato ragione a Innaro. Non si poteva fare di più e pretendere di più da Mosca. Io mi sono espresso in sua difesa perché, se un errore c'è stato, è stato da parte di chi gli poneva le domande da studio e lo ha trasformato in opinionista. Se il clima, infatti, è quello descritto è chiaro che al corrispondente che sta a Mosca gli puoi chiedere solo alcune cose perché rischia moltissimo".

Nell'interrogazione parlamentare di Romano c'è un piccolo 'giallo', a margine sono evidenti delle correzioni da parte del capo comunicazione del partito, Marco Meloni. Non le sembra strano?

"Se corrispondesse al vero, sarebbe sconveniente se dei parlamentari della commissione di vigilanza, su un fatto che hanno denunciato pubblicamente, venissero corretti. Mi sembrerebbe sconveniente e grave, oltre che per il fatto in sé, per l'autonomia del parlamentare".

Oggi il direttore del Tgr, Andrea Vianello, era in collegamento da Leopoli. Ma non sarebbe opportuno che i direttori rimanessero in redazione a guidare la macchina dell'informazione Rai?

"Questa è una situazione che non funziona: mentre in Rai si registra il record di errori nella copertura della guerra in Ucraina, i direttori fanno a gara ad apparire in video, la Maggioni conduttrice della mattina, Sangiuliano ospite fisso e co-conduttore a Tg2 Post, ora anche Vianello da Leopoli. Ma se stanno sempre in video, chi si occupa di dirigere il giornale? Poi, non dimentichiamoci che, per regolamento, in Rai, se sei direttore non puoi fare il conduttore. Intervenire una tantum è un discorso, magari nel primo giorno dei bonbardamenti, ma se diventa una routine andiamo nel campo della ricerca di visibilità. Delle due l'una: o non serve avere un direttore oppure non servono i conduttori Rai".

Ma, quindi, questo regolamento andrebbe abolito?

"Sì ma, al di là di questo problema, c'è da chiedersi quali siano i vantaggi. Si nota una differenza con La7 o Mediaset? Anzi, per seguire la cronaca quotidiana i giornalisti della carta stampata si trovano a seguire meglio una rete privata come la diretta di Mentana, che non buca i discorsi di Putin e Biden a differenza della Rai. La Rai, sicuramente, ha commesso più errori, tra cui trasmettere delle immagini di videogiochi di guerra e non solo.

Sono tutti errori che hanno un costo. Tutto questo considerato che la Rai ha ben 12 inviati sui Paesi limitrofi alle zone del conflitto che equivalgono a un totale di 60 persone, tra traduttori e montatori e tecnici vari. Mi sembra un numero eccessivo".

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