Sono passati ventisei anni, non un giorno, da quando gli eredi torinesi dell’ormai disciolta Autonomia operaia si sono introdotti in una palazzina del Comune occupandola. Ventisei anni sono decisamente troppi per passare inosservati, soprattutto per un centro sociale del calibro di Askatasuna. Un nome che è una firma ricorrente negli episodi di guerriglia No Tav e nelle manifestazioni più turbolente. La cronaca di questi anni è un continuo rincorrersi di arresti, denunce, perquisizioni e divieti di dimora ai danni dei suoi esponenti. Insomma, si tratta senza dubbio di una presenza ingombrante e rumorosa.
Difficile allora non domandarsi come mai nessuno li abbia ancora fatti sloggiare. Non lo ha fatto la sindaca del cambiamento, Chiara Appendino, e non deve stupire. D’altronde l’ormai ex "stella" di Torino era espressione di una compagine che ha fatto delle strizzatine d’occhio alle frange più estreme della galassia antagonista sabauda la propria fortuna politica. Ma al di là della parentesi pentastellata, quello che hanno scoperto l’assessore regionale alla legalità, Maurizio Marrone, e il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia in Sala Rossa, Enzo Liardo, ha dell’incredibile: in ventisei anni il Comune di Torino non ha mai denunciato l’occupazione abusiva. È scritto nero su bianco nella risposta alla richiesta di accesso agli atti con cui i due hanno cercato di fare chiarezza sul caso: "Da verifiche effettuate presso i nostri uffici e presso l’Avvocatura comunale, non risulta la documentazione richiesta".
Questo significa che dal 1996 ad oggi nessuna delle sette amministrazioni che si sono succedute, tutte di centrosinistra eccetto la sbandata grillina, si è presa la briga di denunciare la sottrazione di un bene di sua proprietà, per di più collocato a due passi dalla Mole, una delle aree di maggior pregio immobiliare della città. Non fa eccezione neppure il neosindaco Pd Stefano Lorusso, che però ha preso i voti delle madamin Sì Tav e della buona società torinese. Servirà forse a sollecitarlo la richiesta di rinvio a giudizio per 28 persone, tutte appartenenti ad Askatasuna, formulata di recente dalla procura di Torino? Tra i reati contestati a vario titolo c’è anche quello di "associazione a delinquere". Gli elementi emersi dall’inchiesta sembrano aver messo in allarme il primo cittadino che, però, è apparso tiepido di fronte all’ipotesi sgombero: ci sarebbero ancora "delle valutazioni da fare", ha detto.
Troppo poco per l’assessore Marrone che chiede al sindaco "una scelta di campo chiara e netta". "Occorre formalizzare senza ambiguità lo sgombero immediato di questo epicentro di illegalità, perché – continua l’esponente di FdI – la proprietà dell’immobile è del Comune e la Questura ha le mani legate senza un provvedimento esplicito dell’amministrazione civica". Sarebbe un modo per mettere a tacere critiche e sospetti, ma anche e soprattutto per restituire alla collettività uno spazio sottratto. "Lo stabile – spiega Marrone – è in condizioni fatiscenti e più volte i residenti si sono lamentati di risse, schiamazzi, feste abusive e fenomeni di degrado. Anche le attività sono tutte marcate ideologicamente e mirate solo alla militanza antagonista violenta, come la palestra di boxe antifascista. Non certo il luogo di aggregazione aperta a tutti di cui il quartiere avrebbe bisogno".
È bene sottolineare che, nel caso di specie, ovvero l’invasione di edificio, la querela della persona offesa è necessaria ai fini della procedibilità solo se il reato è commesso da meno da cinque persone. Rimane però il significato simbolico e politico di questa lunghissima inerzia.
Un atteggiamento arduo da comprendere che, arrivati a questo punto, rischia di suonare come una sorta di placet. "Se neanche ora che abbiamo sollevato il problema provvederanno, allora – è la chiosa tranchant di Marrone – diventerebbe legittimo sospettare una copertura politica del Pd nei confronti degli antagonisti".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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