Si riaccende il lume della speranza. Speranza che le macchine che tengono in vita il piccolo Charlie Gard non vengano staccate. Grazie a quel tweet lanciato due giorni fa da Papa Francesco: “Difendere la vita umana, soprattutto quando è ferita dalla malattia, è un impegno d’amore che Dio affida ad ogni uomo”.
A raccogliere l’appello del Pontefice è il presidente Usa Donald Trump. “Se possiamo aiutare il piccolo #CharlieGard saremmo felici di farlo”. Anche il numero uno della Casa Bianca ha affidato il suo messaggio ad un tweet, nel quale ha anche ricordato la mobilitazione per salvare il piccolo e l’intervento di Papa Francesco.
Ma c’è di più. Novità importanti anche al di qua dell’Oceano, con Mariella Enoc, presidente dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù. “Siamo disponibili ad accogliere il loro bimbo presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”. Chiarisce la Enoc, “le parole del Santo Padre, riferite al piccolo Charlie, ben riassumono la missione dell’ospedale Bambino Gesù” che, in queste ore, ha incaricato il direttore sanitario “di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale”. “Sappiamo che il caso è disperato – prosegue la Enoc – e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci”. In questo momento difficile, “siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, siamo disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere”.
Già dalle scorse ore si ventilava l’ipotesi di un ricovero in Italia per Charlie. Da quando don Carmine Arice, Direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale della salute della Cei e membro della Pontificia commissione per le strutture sanitarie, aveva dichiarato che “le strutture cattoliche, come il Gemelli o il Bambin Gesù, o altre strutture simili, sarebbero ben disposte ad accogliere questo fanciullo per potergli dare vita”. Mentre, sui social network, le organizzazioni pro-life avevano dato impulso ad una campagna internazionale divenuta virale.
Con l’hashtag #TRUMP4CHARLIE gli attivisti avevano esortato il presidente Usa a scendere in campo per “assistere la famiglia Gard nell’estremo tentativo di accedere alla cura sperimentale in corso proprio in America”.Adesso sia il tycoon che il Bambino Gesù hanno aperto le porte al piccolo. La palla passa quindi a Londra.
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