"I magistrati non dovrebbero far politica". Parola di togato

Il presidente della Corte d’Appello di Torino bacchetta i magistrati che fanno politica: "Tradiscono la loro scelta ideale"

"I magistrati non dovrebbero far politica". Parola di togato

I rapporti tra magistratura e politica continuano a essere argomento di discussione. Questa volta a entrare nel dibattito è Edoardo Barelli Innocenti, presidente della Corte d’Appello di Torino, che in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, ricordando Falcone e Borsellino, interviene sull’argomento.

“I magistrati – dichiara senza esitazioni il togato – non dovrebbero entrare nella competizione politica, a ogni livello, pure amministrativo, anche perché in tal modo tradiscono la loro scelta ideale”. Un messaggio chiaro, soprattutto in vista delle prossime elezioni per il Colle, a quei magistrati, che a un certo punto della loro carriera, scelgono di lasciare la toga per cimentarsi nella vita di partito. Egli esorta addirittura i magistrati a essere eroi.

Sebbene la maggior parte della magistratura nazionale si distingue per il suo ruolo terzo e per la sua lontananza dal prendere posizioni, come sottolineato dallo stesso presidente della Corte di Appello anche durante il suo discorso, chiedendo di non “buttare il bambino con l’acqua sporca”, Innocenti non utilizza giri di parole e dice a chiare lettere come il terzo potere è più fragile rispetto a qualche tempo fa.

Per il togato, infatti, un magistrato non dovrebbe proprio presentarsi a elezioni politiche. "Farlo è diritto di ogni cittadino. Il magistrato che fa questa scelta, però, dovrebbe avere il coraggio di non pretendere di tornare a svolgere il proprio ruolo anche se non vi è una legge che lo impedisca".

Per tale ragione, quindi, il presidente della Corte di Appello di Torino chiede un cambiamento ancora più incisivo rispetto a quello annunciato dalla ministra Cartabia. “È ora – tuona - che il legislatore provveda. I tempi sono maturi per una riforma”.

In tal senso, però, non crede nei referendum, proposti da Lega e Radicali, che a suo parere, non rappresenterebbero “lo strumento ideale per stabilire norme cogenti per una materia delicata, che riguarda le garanzie di tutti i cittadini”.

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