"La Chiesa non indichi allo Stato come gestire l'immigrazione"

Monsignor Crociata, vescovo siciliano, ha ammonito la Chiesa, che non può indicare allo Stato il da farsi in materia di gestione dei fenomeni migratori

"La Chiesa non indichi allo Stato come gestire l'immigrazione"

"La Chiesa non può e tanto meno non deve indicare allo Stato come gestire il problema migratorio". Le parole che monsignor Crociata ha rilasciato a La Fede Quotidiana suonano come un monito nei confronti di chi, dalle parti di piazza San Pietro, vorrebbe convincere le forze populiste della necessità dell'accoglienza.

Il presule, insomma, si schiera dalla parte di chi sembra avere chiaro che esistono ambiti per cui è deputato solo Cesare. La riflessione verte pure su alcuni aspetti dottrinali del cattolicesimo: "Per la Chiesa - ha detto il monsignore - effettivamente lo straniero non esiste e siamo tutti uguali davanti a Dio, senza distinzioni. Per cui giustamente la Chiesa ragiona seguendo i suoi postulati. Tuttavia, quello migratorio è un fatto che va guidato dallo Stato e dalle sue leggi e dunque la Chiesa non può e non deve interferire...". L'apparato ecclesiastico, in estrema sintesi, non avrebbe la facoltà d'indicare strade da percorrere agli esecutivi del Vecchi Continente, ma il disappunto di Crociata si fa ancora più sentito quando viene tirato in ballo il processo d'islamizzazione.

Per il vescovo siciliano non esiste una possibilità che la religione musulmana, e la sua cultura, finiscano col contribuire alla sparizione delle civiltà occidentale, ma solo perché questo stesso fenomeno avrebbe già fatto la sua comparsa: "Non è un rischio - ha proseguito nel corso dell'intervista - , è già esistente, del resto l’occidente si sta suicidando.

Dove si crea un vuoto spirituale, viene riempito e questo sta accadendo. L’occidente è in fase di autodemolizione". Sembra di riascoltare le parole del cardinal Robert Sarah quando, durante il 2016, aveva paventato l'ipotesi dell'imminenza della civiltà occidentale.

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