Chiesa, tutto quello che si nasconde dietro la Pachamama

Il caso della Pachamama continua a far discutere: dai "cinque inganni" al sangue di lama. Ecco le problematiche teologiche sulle statuette

Chiesa, tutto quello che si nasconde dietro la Pachamama

Ancora voci di scandalo sollevate attorno alla comparsa della Pachamama durante il Sinodo panamazzonico: la Chiesa cattolica, attraverso alcuni suoi esponenti, sta tentando di spiegare perché quel simbolo non possa essere associato ad un paganesimo di ritorno. Ma il "fronte conservatore" insiste sul punto: quelle statuette, per alcuni consacrati, commentatori e vaticanisti, non avrebbero dovuto fare il loro ingresso nei Giardini Vaticani. Per non parlare, poi, di quando e come gli idoli amazzonici sono stati posizionati all'interno della chiesa di Santa Maria in Traspontina: un giovane australiano ha prelevato quelle figure iconiche, optando per un lancio nel Tevere. Si tratta dell'immagine plastica di una reazione che non smette di far discutere e che continua a produrre qualche effetto.

Qualche giorno fa, un gruppo composto da cento studiosi ha diffuso un documento, in cui si parla di "atti sacrileghi" commessi da Papa Francesco. I cento pretendono tanto un pentimento da parte del pontefice quanto una correzione fraterna da parte degli ecclesiastici. Non dovrebbero arrivare. Altrimenti il tutto suonerebbe come un'ammissione di colpa. Ma perché la Pachamama viene bersagliata, in specie da un punto di vista dottrinale, ormai da settimane? L'Osservatore Romano, il 12 novembre scorso, ha pubblicato una riflessione a firma del vescovo Felipe Arizmendi Esquivel. Nella disamina del presule si legge: ". È una grande impudenza condannare il Papa come idolatra, perché non lo è stato né lo sarà mai. Al termine della cerimonia nei giardini vaticani, gli hanno chiesto una parola e lui si è limitato a pregare con il Padrenostro. Non c’è altro Dio all’infuori del nostro Padre celeste". Jorge Mario Bergoglio, insomma, non ha commesso alcun atto sacrilego. E la Pachamama, per le popolazioni, non rappresenterebbe una divinità. Dunque, per conseguenza diretta, in Vaticano non si è insediata una forma di paganesimo indigeno. Eppure qualcuno continua a ritenere la presenza di quelle statuette un problema di grossa portata.

Come sembra valido nel caso dell'avvocato Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, che questa mattina su La Verità ha elencato "cinque inganni" attribuibili alle raffigurazioni della "madre terra". Si va dalla presunta natura divina, quella che invece gli amazzonici attribuirebbero eccome alle Pachamame, alla valenza politica, se non altro perché, per l'autore di questa riflessione, la Pachamama è anche stata elevata da alcuni leader a simbolo di una tanto prospettica quanto utopistica unificazione di tutti i popoli indigeni, passando per le problematiche di natura teologica, quelle che interessano i cristiano-cattolici, e per quelle legate alla sfera della "tolleranza" e della "inculturazione". Possono essere elencati alcuni trait d'union, ma l'interrogativo di base rimane quello che circola dall'inizio del Sinodo: può un idolo entrare a far parte della iconografia cristiana?

Altri punti di vista, come quello espresso su Libertà e Persona, hanno messo in evidenza come in alcune zone del Sud America le Pachamame siano oggetto di

veri e propri sacrifici. Viene citato, per esempio, il sangue di lama. Ma qualcuno, dalle parti di piazza San Pietro, pare sicuro che nulla d'idolatrico possa essere ascrivibile al culto delle statuette.

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