Mele è un "paesotto" di nemmeno 3 mila abitanti alle spalle del quartiere genovese di Voltri. Una cittadina dove tutti si conoscono, hanno l'orto e si respira aria buona. Un paradiso a due passi dall'Aurelia perennemente intasata. Ma dopo il crollo di ponte Morandi, anche gli abitanti di Mele hanno paura. Colpa dei viadotti dell'autostrada A26 che passano sulle loro teste. E che negli ultimi tempi stanno dando molti problemi. Pochi giorni fa la chiusura temporanea al traffico della strada che collega Mele a Voltri a causa della caduta di alcuni calcinacci sul marciapiede, poi riaperta a senso alternato. Nulla in confronto al problema avvertito dai residenti di via Gallinea, sulle alture del paese. Che da due anni e mezzo denunciano inutilmente alle istituzioni un problema che li fa vivere nel terrore: la caduta di pezzi concistenti di calcestruzzo dal viadotto che sovrasta le loro abitazioni.
"È da più di due anni che viviamo nel terrore", racconta impaurita un'abitante ai microfoni del Secolo XIX. "Ogni tanto vengono giù dal ponte dei pezzi di calcestruzzo ormai vetusto. Cadono da 170 metri di altezza e se ci prendono in testa è morte certa. È da due anni e mezzo che denunciamo la situazione, ma nessuno ci ha mai ascoltato. Nel 2016 - prosegue la signora - sono iniziati dei lavori di ristrutturazione del viadotto, le loro vibrazioni facevano precipitare blocchi consistenti di calcestruzzo", racconta la residente mentre fa vedere alcune cassette piene di pezzi di cemento armato precipitati nel suo giardino. "Abbiamo fatto un summit in Comune alla presenza di ingegneri e tecnici del tronco autostradale.
Anche il direttore di tronco ci ha fatto delle promesse, ma non è successo nulla. Ora chiediamo che qualcuno ci dia una risposta: questi blocchi ti ammazzano", spiega un'altra residente. Tante, troppe promesse cadute nel vuoto. Proprio come i pezzi di calcestruzzo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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