Cloralio idrato, solitudine, i Kennedy: quel giallo dietro la morte di Marilyn Monroe

60 anni di misteri attorno alla morte di una delle dive più note di tutti i tempi

Cloralio idrato, solitudine, i Kennedy: quel giallo dietro la morte di Marilyn Monroe

È così fragile e sottile che può essere colta solo dalla cinepresa, come il volo di un colibrì”. Così Truman Capote descrisse Marilyn Monroe, forse l’attrice hollywoodiana più famosa di tutti i tempi, un’icona con i suoi capelli biondi, l’aria svampita e una dolcezza sconfinata. In molti hanno cercato di afferrarne l’essenza, altri hanno cercato di risolverne il mistero.

Perché quel 4 agosto 1962, con lei, è morto il sogno degli americani. Quello erotico certamente, ma non solo. L’agiografia su Marilyn restituisce un’immagine di caduta e redenzione, di sorriso dietro la sofferenza. In parte questa immagine era reale, in parte no. Ma, 60 anni dopo, a chi importa svelare la magia?

Chi è stata Marilyn Monroe

Classe 1926, ha vissuto la sua giovinezza a sprazzi con la madre, prendendo il cognome anagrafico, Mortenson, da uno dei suoi mariti, che però non era il padre. Come scrive Keith Badman ne “Gli ultimi giorni di Marilyn Monroe”, esistono parti della sua infanzia e della sua adolescenza che sono stati consegnati al mito per diversi motivi, come per giustificare il passato una volta che la diva divenne famosa, o anche perché lei stessa citava determinati eventi traumatici in modo diverso, a volte con la stessa persona. Lo fece perfino con l’amica e collega Shelley Winters, cui parlò per tre volte di un episodio di molestie sessuali avvenuto in tenera età.

Marilyn e la sua morte vanno integrati in un periodo storico molto particolare. Gli anni ’60, nel mondo in generale e negli Stati Uniti in particolare, portarono a grandi sconvolgimenti, che spesso riguardarono attentati a diverse personalità politiche, più o meno importanti. Marilyn, nella sua fragilità e col suo fascino, ne fu involontaria testimonial: prima della morte dei Kennedy, prima dell’attentato a Martin Luther King, il suo presunto suicidio ha rappresentato per molte persone un grande interrogativo. Fu solo l’inizio di un periodo tanto complesso e sanguinoso?

Nella sua carriera, Marilyn non fu una diva, ma la diva, la più famosa di un esercito di maggiorate pronte a portare il sogno erotico di una dolcezza sconfinata nel mondo. Fu accreditata come attrice in 33 pellicole, compreso “Something’s Got to Give”, rimasto incompleto, del quale resta al pubblico una scena della diva senza veli in piscina. Tra i suoi titoli più celebri “Gli uomini preferiscono le bionde”, “Come sposare un milionario”, “Quando la moglie è in vacanza” e “A qualcuno piace caldo”.

A fronte di una carriera a tratti luminosa, c’era però una profonda oscurità nella vita di Marilyn. Non solo per aver trascorso un’infanzia seppur non tragica molto infelice, ma anche per vari problemi di salute, tra cui la sua arcinota endometriosi. Per alleviare il dolore, l’attrice cercò qualunque rimedio, sviluppando una dipendenza da alcol e barbiturici che però ne alterarono la personalità, facendola apparire talvolta semplicemente bizzarra, talaltra violenta e rabbiosa.

I rapporti con i Kennedy

Marilyn Monroe con i Kennedy

Una delle voci che si diffusero a macchia d’olio a partire dagli anni successivi alla morte di Marilyn è relativa a una presunta relazione tra la diva e i fratelli più famosi d’America, il non ancora senatore e all’epoca procuratore generale Robert Kennedy e il presidente John Fitzgerald Kennedy. Questa relazione è riportata in diversi libri e nelle voci di Wikipedia. Ma Badman riporta un'altra verità.

Infatti, incrociando date e appuntamenti riscontrabili, fonti e fatti, secondo il giornalista la prima relazione non solo non può essere presunta, ma è assolutamente falsa. Con Robert l’attrice ebbe per certo un piccolo flirt nel corso di un paio di feste molto pubbliche. E inoltre si ritiene che l’uomo, fortemente religioso, non avrebbe mai tradito la moglie. Tra J.F.K. e Marylin invece, sempre secondo Badman, ci fu in effetti un rapporto sessuale, a quanto pare poco soddisfacente da ambo le parti per via dei problemi di salute ossea del presidente, mentre i due erano ospiti in una villa di Bing Crosby.

Per cui è difficile immaginare quello che per anni è stato favoleggiato come un suicidio o un omicidio per mano della mafia possa aver a che fare con i Kennedy. Anche se più tardi spuntarono dei carteggi appartenuti a un celebre avvocato, in cui emergevano dei presunti rapporti tra i due politici e la mafia e il fatto che Marilyn ne fosse al corrente, tanto da stipulare un contratto per permettere alla madre di ottenere un vitalizio. Ma su questi documenti, dice Badman nel volume, sono stati sempre sollevati forti dubbi d’autenticità.

In altre parole quello che è sempre apparso come una cospirazione o un affare pruriginoso è solo poco più di una leggenda metropolitana. Anche in relazione a quel 19 maggio 1962, quando l’attrice, durante un gala in onore di J.F.K., cantò “Happy Birthday Mr. President”. Tra l’altro Marilyn aveva un accompagnatore d’eccezione, che non avrebbe abbandonato, a quella festa: Isadore Miller, padre del suo ex marito, lo scrittore Arthur Miller.

La morte

Marilyn Monroe

Marilyn non si è suicidata, non è stata uccisa, scrive Badman nel suo libro. È semplicemente morta in completa solitudine - rifiutata da un mondo di cui forse non aveva mai fatto parte - a causa di un mix errato di farmaci.

L’attrice faceva infatti uso di tranquillanti, il Nembutal nello specifico, e da qualche giorno anche del cloralio idrato: benché conoscesse molte sostanze a causa dell’abuso che ne faceva da anni, ignorava che questi farmaci possano essere usati insieme e questo le causò prima un malessere che poi diventò coma e quindi morte.

Gli ultimi giorni di Marilyn Monroe

Marilyn Monroe è morta la sera del 4 agosto 1962, indicativamente tra le 20 e le 21, dopo aver assunto durante la giornata prima il Nembutal e poi il cloralio idrato perché non riusciva a prendere sonno. Cercò aiuto: alcuni non risposero alle sue telefonate perché erano fuori casa, altri sottovalutarono il pericolo, come Peter Lawford, anche lui attore oltre che cognato dei Kennedy. Lawford credette infatti che si trattasse solo di una disperata richiesta di attenzioni.

Neppure la “governante” di Marilyn, Eunice Murray - in realtà era più un’amica, cui i medici avevano chiesto di controllare l’attrice - si accorse di nulla, avendo un problema d’udito e a causa del fatto che stava guardando la tv a tutto volume. Fu però lei a trovare il corpo, supino con il busto appoggiato contro la porta della camera da letto. Il corpo fu spostato e la scena del crimine più volte inquinata, tanto che nelle foto passate alla storia la diva è a letto.

Le teorie

La tomba di Marilyn Monroe

Nei giorni che precedettero il ritrovamento del suo corpo, Marilyn Monroe parlò, al telefono e dal vivo con diverse persone, che ne tracciarono un ritratto altalenante, a partire da Marlon Brando, cui promise una cena la settimana successiva e che la descrisse molto diversamente da una persona depressa. Resta però il fatto che l’attrice ebbe, nel pomeriggio precedente la sua morte, un’accesa discussione con Bobby Kennedy, e in precedenza una telefonata con una giornalista cui parlò dei fratelli Kennedy in tono deluso, accennando i piani del presidente nei confronti di Cuba e raccontando del progetto segreto che riguardava gli ufo.

Tutto questo alimentò una ridda di teorie, accresciute anche dalla scomparsa del “red book” della diva, un quadernetto rosso, un diario su cui l’attrice, che affermava di avere scarsa memoria, appuntava di tutto. Il diario, nonostante la sua esistenza sia stata spesso smentita, esisteva eccome: Marilyn lo portava con sé anche durante la seconda festa in cui incontrò Bobby Kennedy, e lo utilizzò per appuntare le risposte alle domande che gli poneva.

Tra le teorie più bizzarre sulla morte di Marilyn c’è la celeberrima ma falsa iniezione che le fu somministrata dal suo psichiatra Ralph Greenson nel tentativo di rianimarla: in realtà l’attrice non ricevette nessuna forma di soccorso, fu una sua amica mossa a pietà a chiamare per la prima volta un’ambulanza privata per il trasporto della salma alle prime luci del mattino.

La più nota è sicuramente la teoria del suicidio, che però non venne in realtà supportata dai riscontri del coroner e dagli esami sul cadavere. Il fatto poi che il medico abbia trovato lo stomaco dell’attrice vuoto - poiché il tempo di assorbimento delle sostanze è minimo in una persona che è già in assuefazione a essi - ha dato voce ai cospirazionisti che hanno iniziato a parlare di omicidio.

Chi sostiene l’omicidio indica nei fantasiosi mandanti i Kennedy, la mafia o la Cia: l’attrice sarebbe stata uccisa perché sapeva troppo. Nonostante siano teorie piene di fascino, non hanno alcun fondamento.

Su Marilyn restano tanti pettegolezzi spesso immotivati, di Marilyn tanti film. Ma è anche giusto non dimenticare quell’agosto 1962.

Quando di lei rimasero un corpo non reclamato da nessuno per quasi 21 ore, per poi essere riconosciuto dall’ex marito Joe DiMaggio, l’uomo che l’amò per tutta la propria vita, un cartellino all’alluce con il numero 81128, una vita triste e una morte in solitudine. E un mazzo di rose, inviato al funerale della diva da un uomo misterioso, corredato da una poesia di Elizabeth Barrett Browning. Quella che inizia con: “Quali sono i modi in cui ti amo? Fammeli contare”.

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