Il libico, coltelli rubati. Cosa c'è dietro l'aggressione in Centrale

Dalle indagini emergono nuovi dettagli sul conto di Hosni

Il libico, coltelli rubati. Cosa c'è dietro l'aggressione in Centrale

Un percorso di radicalizzazione avviato quello che di Ismail Hosni, il 20enne che alla Stazione Centrale di Milano ha preso di mira una pattuglia mista, ferendo due militare e un agente della Polizia ferroviaria.

Trascorsi per droga, conosciuto nella zona della stazione come uno spacciatore, poi un cambamento drastico, su cui gli inquirenti stanno indagando e che non escludono sia stato dovuto alla figura di un libico, anche lui fermato per spaccio a dicembre, come Hosni, e che lo avrebbe indottrinato e spinto al rancore contro il "nemico occidentale".

Sono questi i dettagli che emergono nei giorni successivi all'aggressione all'arma bianca che ha fatto finire tre persone in ospedale a Milano, avvenuta mentre i militari e il poliziotto controllavano il giovane, che si aggirava per la stazione. Due coltelli da cucina le lame usate, rubate poco prima. Segno che dietro quel gesto c'era probabilmente un certo grado di premeditazione.

"Sono solo e abbandonato", ha dichiarato Hosni agli investigatori, subito dopo l'arresto per tentato omicidio.

Italo-tunisino, "disadattato" e "con una vocazione religiosa", avrebbe agito più per rabbia che per terrorismo, nonostante sul suo profilo facebook già ieri siano stati scoperti video inneggianti al sedicente Stato islamico (Isis).

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