Commissariare le Regioni. Il piano segreto del premier

I toni sono come sempre pacati, la cadenza regolare e senza troppo spazio all'enfasi. L'affondo, però, è energico

Commissariare le Regioni. Il piano segreto del premier

I toni sono come sempre pacati, la cadenza regolare e senza troppo spazio all'enfasi. L'affondo, però, è energico. Ancor più duro se si tiene conto della cautela con cui si è mosso Mario Draghi in queste cinque settimane a Palazzo Chigi, decisamente poco incline agli interventi pubblici e sostanzialmente allergico alle polemiche politiche. Eppure, nonostante l'appello alle Regioni sia alla collaborazione, ieri il premier non ha esitato a puntare il dito contro quei governatori che sul piano vaccinale si stanno muovendo per conto loro. Non seguendo le priorità indicate dal governo e avallando, di fatto, favoritismi verso categorie che non avrebbero diritto. Trascurando gli anziani, è l'accusa dell'ex presidente della Bce. Nonostante i dati dicano chiaramente che l'87% dei decessi legati al Covid-19 riguardano gli ultrasettantenni. Eppure - dice Draghi intervenendo prima al Senato e poi alla Camera, nel corso delle comunicazioni in vista del Consiglio europeo di domani - persistono «importanti differenze regionali» per quanto riguarda «la copertura vaccinale» degli anziani. Differenze, ci tiene a dire, «difficili da accettare». Mentre alcune regioni «seguono le disposizioni del ministero della Salute», infatti, «altre trascurano i loro anziani in favore di gruppi che vantano priorità probabilmente in base a qualche loro forza contrattuale». Un affondo che più deciso non poteva essere, perché il riferimento a una presunta «forza contrattuale» sottintende presidenti di Regioni di fatto sotto ricatto. Non è un caso che ieri molti governatori si siano fatti sentire, facendo presente che era stato il governo a dare indicazione di vaccinare gli operatori dei servizi essenziali. Indicazione, però, che risale all'esecutivo guidato da Giuseppe Conte, quando ancora AstraZeneca non aveva ottenuto il via libera per essere somministrato agli over 65.

Lo sa bene Draghi. Ed è anche per questo che è così duro nell'accusare i governatori. La lista delle Regioni attenzionate è lunga e conta presidenti di tutti gli schieramenti politici. Dalla Toscana alla Sardegna, passando per Liguria, Veneto, Campania, Lombardia, Puglia e Sicilia. Ce n'è per tutti, perché sono giorni che il premier insiste non solo sui ritmi troppo lenti, ma anche con le categorie da vaccinare che non collimano con il nuovo piano voluto dal generale Francesco Figliuolo. Con tre categorie prioritarie: anziani, ospiti delle Rsa e operatori sanitari. Non è un mistero che in molte regioni siano stati vaccinati i ricercatori universitari e non gli ottantenni, circostanza che il premier ritiene «inaccettabile». Di qui l'appello alle Regioni. L'ultimo, dopo giorni in cui Draghi insiste sulla questione. Il passo successivo è il commissariamento delle Regioni inadempienti. L'ultima legge di Bilancio, infatti, prevede la possibilità di trasferire allo Stato centrale i poteri di «attuazione e coordinamento delle misure per il contenimento e contrasto dell'emergenza epidemiologica». Certo, sarebbe un atto estremo e difficilmente praticabile dal punto di vista politico. Ma si tratta di un'ipotesi che a Palazzo Chigi non hanno ancora scartato.

Il premier, d'altra parte, sembra aver cambiato registro. Di certo, ieri, ha giocato d'attacco. Non solo sulle Regioni, ma anche rispetto al governo precedente («siamo già all'opera per compensare il ritardo di questi mesi»), visto che ci ha tenuto a precisare come il piano vaccinale «adesso» stia funzionando grazie ad un approccio «pragmatico». Nessun riferimento esplicito a Giuseppe Conte, certo. Ma all'ex «avvocato del popolo» devono essere fischiate un po' le orecchie.

Intanto, per l'inizio della prossima settimana dovrebbe arrivare il nuovo Dpcm che regolamenterà le chiusure dopo Pasqua e fino al ponte del Primo maggio compreso. A Palazzo Chigi vogliono muoversi rimanendo «ancorati all'andamento dell'epidemia» e attendono i numeri dei prossimi giorni. Al ministero della Sanità, però, predicano grande prudenza.

E immaginano una prosecuzione della situazione in cui siamo oggi, con il lockdown di fatto - e week end sempre rossi - da prolungare fino al 3 maggio. L'unica novità potrebbe essere la riapertura delle elementari e delle prime medie. Anche qui, governatori permettendo. Visto che anche su questo le Regioni - vedi Campania e Puglia - si sono mosse in ordine sparso.

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