Comunali, un candidato ogni 15 abitanti: l'assalto dei "furbetti dei permessi"

Paesini di montagna invasi da agenti delle forze dell'ordine: liste fantasma, nessun comizio e zero voti ma un mese di licenza. "Un abuso della legge, danno erariale di milioni di euro"

Comunali, un candidato ogni 15 abitanti: l'assalto dei "furbetti dei permessi"

«Un giorno è venuto qui un ragazzotto e con fare arrogante ha detto: “Io sono il vostro futuro sindaco”». Con un tono tra il rassegnato e il rivelatore, l’impiegato comunale racconta il momento della presentazione di una delle liste di candidati che il prossimo 26 maggio concorrerà alle Comunali nel piccolo comune di Rocchetta e Croce, 461 anime a 500 metri di altezza nell’alto Casertano. Qui, da circa 20 anni, svariati agenti delle forze dell’ordine da diverse zone d’Italia arrivano puntualmente per comporre vere e proprie «liste fantasma». Anche quest’anno ce n’è per tutti i gusti: in paese sono in lizza ben 6 liste con oltre 50 candidati, praticamente uno ogni 15 abitanti. Soltanto tre sono «vere», ovvero mosse dalla reale volontà di amministrare una comunità e di spendersi per essa; le altre tre sono state ideate, progettate e create ad hoc per convenienza. Nel paese arroccato sul monte Maggiore ci sono in totale 30 candidati che non prenderanno neppure una preferenza, tantomeno la propria.

Troviamo ad esempio l’«aspirante» sindaco di «Progetto Popolare» Mattia Massaro, già candidato nel 2017 come consigliere comunale a Castelpizzuto, paese di sole 172 abitanti in Molise; alle Politiche dello scorso anno ha invece usato la carta della candidatura a Senatore per Forza Nuova, ma nel Collegio Umbria 1. Scelte strane, considerando che Massaro è originario di Caserta. E infatti non prende neanche un voto.

C’è poi Vincenzo Ammirati, originario di Cassino, in provincia di Frosinone, e candidato con la lista Movimento Sociale; l’aspirante sindaco di Rocchetta ha una carriera di candidature decennale alle spalle: candidato consigliere alle comunali di Trieste nel 2006, alle comunali di Udine nel 2008 e alle comunali di Gorizia nel 2012, mentre nel 2010 spunta come candidato consigliere regionale in Lombardia. Com’è facile immaginare, nessun voto anche in questi casi. A più riprese il Giornale ha provato a contattare i candidati per conoscere le loro ambizioni e i loro programmi, ma sono risultati irreperibili con ogni mezzo. Una coincidenza? Poco probabile, considerando che nessun abitante conosce le loro facce e che non sono in programma comizi elettorali.

Il piccolo paese casertano è forse uno dei casi più emblematici del fenomeno dei permessi elettorali in Italia. Una pratica in crescita nata dall’abuso di due leggi dello Stato. Secondo l’articolo 1484 dell’ordinamento militare, infatti, gli appartenenti alle forze dell’ordine possono candidarsi e ottenere licenze di 30 giorni per poter fare campagna elettorale. Nei piccoli paesi - spesso montani - con meno di mille abitanti, non occorre raccogliere firme per poter presentare liste di candidati. Basta un nome, un programma, un simbolo e il numero minimo di candidati consiglieri: nascono così centinaia di liste farlocche che ad ogni chiamata alle urne ottengono la bellezza di zero voti, tra l’incredulità dei cittadini.

E’ da questo mix normativo che ad ogni tornata elettorale nasce il grande esodo di appartenenti alle forze dell’ordine alla ricerca del proprio eden nei piccoli paesi di montagna. E basta spulciare gli archivi delle passate Amministrative di mezza Italia per trovarsi in presenza di nomi in codice, simboli standard e liste suddivise per aree di provenienza. I titoli e i simboli di «Progetto Popolare» e «Movimento Sociale», ad esempio, ricorrono in decine di comuni italiani, tanto da sembrare un vero e proprio cifrario che indica la presenza di servitori dello Stato all’interno delle liste. Una babilonia di candidati fittizi a caccia di licenze, un vero e proprio esercito.

«È un abuso della legge, è solo un elemento speculativo per passare un mese di ferie a casa - afferma duramente Salvatore Geremia, sindaco di Rocchetta e Croce e Presidente della Comunità Montana Monte Maggiore -. Per questo chiedo al Governo di presentare un decreto legge che preveda una raccolta minima di 20 firme anche nei piccoli comuni, così andremo a debellare il fenomeno».

Il 26 maggio sono chiamati al voto ben 939 comuni sotto i 1.000 abitanti su un totale di 3.810 in 18 regioni. In molti di questi, da Nord a Sud gli amministratori e i cittadini assistono inermi a questa piaga. Non esiste una stima del danno erariale, ma potrebbe attestarsi su diversi milioni di euro.

Secondo quanto riferito dallo stesso Geremia, soltanto il caso di Rocchetta e Croce ha causato un danno per le casse dello Stato di 100mila euro. «Basta fare la somma di tutti i paesi italiani in cui si registra questo fenomeno - conclude il primo cittadino - ne uscirà una cifra astronomica».

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