Conflitto di interessi, se è di sinistra l'editore non conta

Solo oggi, a babbo morto, la sinistra ammette che non è giusto far coincidere gli interessi di un imprenditore che è pure editore con la libertà dei suoi giornali

Conflitto di interessi, se è di sinistra l'editore non conta
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Solo oggi, a babbo morto, la sinistra ammette che non è giusto far coincidere gli interessi di un imprenditore che è pure editore con la libertà dei suoi giornali. Eppure per trent'anni ce l'hanno menata con i conflitti di interesse di Silvio Berlusconi che avrebbero a loro dire reso inattendibile e serva la galassia editoriale che faceva capo al Cavaliere (tra cui anche questo giornale ora non più sotto il controllo della famiglia). Il contrordine arriva dal direttore di La Repubblica, Maurizio Molinari, sospettato di usare il giornale come una clava contro il governo per difendere i tanti interessi del suo editore John Elkann. Che tra l'erede Agnelli e Giorgia Meloni non corra buon sangue è noto, che dopo aver spolpato il Paese a botte di miliardi di aiuti statali la famiglia stia sbaraccando anche quel che rimane della Fiat pure, ma prima d'ora nessuno avrebbe immaginato che un premier potesse mettere in relazione la linea del giornale una volta faro della sinistra con la spregiudicata politica industriale anti-italiana del suo padrone.

Al punto che tra l'imbarazzo generale il direttore si è sentito in dovere di precisare in un editoriale che «confondere l'indipendenza di Repubblica con gli interessi del suo editore significa ignorare i fondamenti stessi della libertà e dell'indipendenza dei giornali». Molinari non nega quindi gli «interessi» ma non spiega in base a quale principio divino i mezzi di informazione della famiglia Berlusconi, o in generale di un editore di destra, dovrebbero essere meno liberi nei loro giudizi di quelli della famiglia Agnelli. Ma c'è di più, nel 2009, da corrispondente de La Stampa da New York, Molinari si fece portavoce in Italia della durissima campagna del presidente Obama contro FoxTv, l'emittente conservatrice di proprietà del magnate Rupert Murdoch considerata dalla Casa Bianca «non più un mezzo di informazione ma un avversario politico».

Tiriamo le somme: il conflitto di interessi degli editori è gestibile e accettabile solo da giornalisti di sinistra e un presidente in carica può criticare pubblicamente e legittimamente un mezzo di

informazione solo se lui è di sinistra (Obama sì, Meloni no). In altre parole per quelli di La Repubblica l'informazione o è di sinistra o non è, che se poi è una informazione che ha la faccia come il c per loro va bene lo stesso.

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