"Conservatorismo impossibile" e vittimismi inutili

Impresa difficile per l'Italia. Ma soltanto la leader FdI ha le carte per riuscirci

"Conservatorismo impossibile" e vittimismi inutili
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Che cosa differenzia la destra di oggi dalla destra di ieri? Banalmente si potrebbe dire che l'unica differenza che conti è Giorgia Meloni. Si potrebbe obiettare, altrettanto banalmente, che Giorgia Meloni c'era anche prima, prima cioè dell'ultimo successo elettorale di Fratelli d'Italia, il partito da lei guidato, e poi del governo identificato nel suo stesso nome, Governo Meloni, appunto.

Vediamo di andare allora più in profondità.

Nel cosiddetto ventennio berlusconiano, la destra rimase un elemento accessorio e/o marginale, sia per la personalità strabordante di Silvio Berlusconi sia per l'oggettiva debolezza, nella classe politica così come nell'impianto ideologico, di quelli che restavano gli eredi di un postfascismo ormai estenuato e perciò sottoposto a un maquillage che lo mascherava, ma non l'eliminava.

Il venir meno, nel tempo, della spinta propulsiva di Forza Italia, di cui la scomparsa del suo fondatore ha ulteriormente sancito il ridimensionamento, il bluff pokeristico, fallito, della Lega di Matteo Salvini - sacrificare il governo di cui faceva parte millantando la carta di un'elezione anticipata che non era però nel suo mazzo - permisero a quella che era allora una forza politica del 4 per cento, i Fratelli d'Italia di pochi anni fa, di inaugurare un nuovo corso, rischioso, ma interessante.

In sostanza, Gorgia Meloni ha cercato di modellare un partito dove postfascismo, populismo e nazionalismo, quest'ultimo riverniciato a nuovo con il nome di sovranismo, si accavallavano e, spesso, si scontravano in una realtà dichiaratamente e saldamente conservatrice. Il rischio è quello del «conservatorismo impossibile», come i politologi definiscono l'idea che un partito conservatore possa avere successo in Italia per tutta una serie di motivi, storici e culturali, troppo lunghi da spiegare, per il poco spazio che abbiamo a disposizione, e che quindi diamo per scontati.

Un partito conservatore significa un pensiero a esso dialetticamente coerente, un orizzonte valoriale, una scuola di partito che ne selezioni la futura classe dirigente e metta ordine in quella che c'è. Per dare vita a tutto ciò è necessario credere veramente nel progetto, lavorare molto e esternare poco (la nefasta abitudine di voler dire sempre come la si pensi senza mai pensare a quello che si dice...).

Purtroppo, sotto questo aspetto, la destra di oggi si differenzia poco o nulla da quella di ieri, così come il vittimismo retorico che le fa corona e a cui lo stesso premier non è immune.

Non è detto che Giorgia Meloni riesca in un'impresa del genere, ma quel che è certo è che solo lei ci può provare.

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