Coop, le dipendenti precarie scrivono alla Littizzetto

In una lettera aperta, le lavoratrici criticano gli spot e denunciano la propria situazione di grave precariato

Coop, le dipendenti precarie scrivono alla Littizzetto

"La Coop sei tu". È lo slogan dello spot che ha per testimonial la comica Luciana Littizzetto. Una pubblicità simpatica ed accattivante, che mostra allo spettatore il mondo dorato dei supermercati, attenti all'ambiente e a salvare le foreste, con "il massimo della qualità e della convenienza".

Peccato che non tutti quelli che allo Coop fanno la spesa - e probabilmente neppure la Littizzetto - siano al corrente di un altro aspetto della cooperativa: la condizione di precariato a cui sono sottoposte molte lavoratrici.

Ci pensano le iscritte al sindacato USB Lavoro Privato a mandare una lettera alla testimonial, per spiegarle che nei supermercati "il lavoro precario è una condizione molto diffusa", e che "può capitare di essere mandate a casa anche dopo 10 anni di attività più o meno ininterrotta". Il risultato è che le dipendenti vivono "in condizioni di quotidiana ricattabilità, sempre con la paura di perdere il posto e perciò sempre in condizioni di dover accettare tutte le decisioni che continuamente vengono prese sulla nostra pelle".

La situazione che denunciato le lavoratrice è quella di un lavoro dove i cambi turni sono frequenti e spesso hanno pochissimo preavviso, con la conseguenza che "la famiglia va a rotoli, gli affetti passano all'ultimo posto e i figli non riesci più a gestirli". E bisogna chiedere il permesso anche per andare in bagno. Una condizione di disagio che portano davanti all'opinione pubblica.

"Cara Luciana, lo sai cosa si nasconde dietro il sorriso di una cassiera che ti chiede di quante buste hai bisogno? Una busta paga che non arriva a 700 euro mensili dopo aver lavorato sei giorni su sette comprese tutte le domeniche del mese". E aggiungono: "Le nostre famiglie fanno una grande fatica a tirare avanti e in questi tempi di crisi noi ci siamo abituate ad accontentarci anche di questi pochi soldi che portiamo a casa. Abbiamo un'alternativa secondo te?".

La conclusione è drammatica: nell'immagine mostrata dagli spot pubblicitari "sembra tutto così attrattivo e sereno che parlarti della nostra sofferenza quotidiana rischia di sporcare quella bella fotografia che tu racconti tutti i giorni. Ma in questa storia noi ci siamo, eccome se ci siamo, e non siamo contente".

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