La domanda che tutti gli italiani si stanno ponendo in questi giorni è quando finirà il lockdown e si ritornerà alla normalità. Un interrogativo, questo, a cui non si può dare una risposta precisa. Tanti sono i dubbi sul coronavirus che attanagliano scienziati, esperti e politici.
Al momento il possibile inizio della "fase 2", se nel frattempo non ci saranno imprevisti, è fissata al 4 maggio. L’attenzione, in ogni caso, dovrà rimanere sempre alta, anche quando i nuovi contagi quotidiani saranno vicini allo zero. A quel punto, però, potrebbe scattare un altro problema. La pressione per ripartire da parte di cittadini e imprese, che hanno fatto enormi sacrifici in queste settimane diventerebbe fortissima. Sarà in quel momento che chi ci governa dovrà assumersi in modo chiaro la responsabilità. Perché se da Roma ci sarà l’ok alla "fase 2" allora vorrà dire che il governo ha messo in campo tutte le misure necessarie per prevenire una possibile nuova ondata di contagi.
Ma i politici sono pronti? Secondo quanto scrive Luca Ricolfi su Il Messaggero, i dubbi restano perché se si chiede agli esperti o a chi governa di parlare di tamponi, mascherine e test sierologici vi sono "balbettamenti, frasi involute, vaghe intenzioni, riflessioni e valutazioni che sarebbero in corso, rivendicazioni di quel che si è fatto, ma nessuna chiara e univoca risposta, in un frastuono di voci ora confuse, ora discordanti".
Secondo il sociologo e politologo quel che si è capito fin qui è che, a differenza dei cittadini, loro in realtà non sono affatto pronti perché se lo fossero non direbbero cose che creano disorientamento in una fase già delicata. Innanzitutto, le autorità non specificherebbero di essersi approvvigionati di mascherine per tutti. Secondo alcuni calcoli ce ne vogliono 100 milioni al giorno, cioè almeno 2 a testa. Inoltre, sottolinea Ricolfi, di tamponi se ne fanno ancora pochi. Forse entro la settimana prossima arriveranno gli strumenti necessari tanto che anche l’Italia sarà in grado di farne 500mila alla settimana come la Germania.
Poi, ha continuato il sociologo, "abbiamo deciso di rinunciare al monopolio pubblico dei test, da oggi chiunque lo desideri può sottoporsi a tamponi e test sierologici in una struttura privata, o mediante prelievi a domicilio". Quindi episodi come quello di Monfalcone, con i Nas che hanno sequestrato i tamponi a un'impresa che stava facendo i test ai suoi lavoratori, non si dovrebbero ripetere più. Senza dimenticare che è pronta una app per il tracciamento dei contatti ed è già operativa una task force di 5000 persone che ricostruirà i contatti di ogni caso risultato positivo.
Altro punto dolente è la creazione di 10mila posti, in alberghi e strutture para-ospedaliere, che accoglieranno chi non può passare la quarantena a casa perché rischia di infettare i familiari. L'Istat, ha aggiunto Ricolfi, sta svolgendo un'indagine a campione in tutto il territorio nazionale ed "entro una settimana avremo i dati fondamentali per governare l'epidemia, a partire da quelli sul numero di asintomatici e pauci-sintomatici". Infine, sarebbe stato deciso di de-secretare i micro-dati, quelli anagrafici e clinici, dell'Istituto Superiore di Sanità sui positivi, per permettere agli studiosi di fornire elementi utili sull’epidemia di coronavirus.
Sette punti su cui riflettere. Allo stesso tempo, spiega il sociologo, non vi sono rassicurazioni di nessun tipo, neanche minime, alla popolazione. Ricolfi ha, così, voluto esprimere le sue preoccupazioni per il futuro e annuncia di aver preparato 7 domande, una per ciascuno dei 7 punti precedenti, che saranno ripetuti periodicamente per fare il punto sulla situazione e sapere se le autorità hanno fatto progressi sull'emergenza coronavirus.
La prima riguarda quante mascherine al giorno, al momento, sono in grado di fornire le farmacie e le altre strutture sanitarie. Poi, quanti tamponi al giorno è in grado di effettuare la Sanità pubblica. La terza è se esiste una data a partire dalla quale potremo effettuare liberamente tamponi e test sierologici certificati, con la semplice prescrizione di un medico. La successiva riguarda la app o il software per il tracciamento dei contatti e quante persone sono già state reclutate nel lavoro di indagine per risalire ai contatti di ogni caso risultato positivo.
La quinta è sul numero di posti attualmente disponibili per la quarantena di chi non può farla a casa. Penultimo quesito riguarda la data di inizio dell’indagine campionaria sulla diffusione del coronavirus e quando saranno disponibili i risultati.
Infine, si viuole sapere se esiste l’ intenzione di de-secretare i micro-dati sui casi positivi, i decessi, gli ospedalizzati, in particolare quelli della terapia intensiva e in quale data la comunità scientifica potrà accedere ai dati. Per Ricolfi, le autorità possono anche non replicare ma il silenzio "sarà più eloquente di qualsiasi risposta".
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