Sulla base dei numeri acquisiti fin qui, l'Istat ha "fotografato" l'epidemia in Italia: nel marzo 2020, i decessi causati soltanto dal Covid-19 sono risultati superiori all'insieme di altre malattie come il diabete, le demenze e l'Alzheimer rispetto alla media di marzo 2015- 2019. Inoltre, "a metà dello stesso mese il numero di morti Covid-19 supera i decessi causati dall'insieme delle malattie respiratorie e dei tumori". Di fatto il virus ha avuto una potenza letale maggiore rispetto a queste 5 malattie gravi.
La letalità del virus
Lo ha sottolineato l'Istituto Nazionale di Statistica, secondo cui "in poco più di venti giorni, i decessi quotidiani riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 arrivano a sorpassare il numero giornaliero di morti per tutte le cause del mese di marzo 2017". Alla fine dell'anno, si potranno analizzare tutte le cause di morte del 2020, compresi anche i "decessi di persone non sottopposte al test ma certificate dai medici sulla base di una diagnosi clinica di Covid-19 (che al momento non sono conteggiate nella sorveglianza) e quanto agli effetti indiretti correlati o non all'epidemia", riporta l'Agi.
Le cause di morte: "con" o "per" Covid?
A fine anno, quindi, avremo un quadro ancora più chiaro di chi è morto per cosa. Inoltre, "oltre ai decessi attribuiti ufficialmente al coronavirus, nel periodo 20 febbraio-31 marzo si osservano altre 11.600 morti che potrebbero essere correlabili al virus, sia direttamente che indirettamente", sottolinea l'Istat nel suo report sulla mortalità in Italia, redatto insieme all'Iss. "L'eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati segnalati alla sorveglianza Covid-19 (13.710).
Riguardo l'altissimo numero di decessi "in più" (gli 11.600) si ipotizzano tre cause: Covid-19 come causa primaria della morte; una "mortalità indiretta" correlata al virus ma, in realtà, dovuta a disfunzioni di organi quali cuore o reni oppure una "quota di mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla crisi del sistema ospedaliero e dal timore di recarsi in ospedale nelle aree maggiormente affette". La paura di contrarre il virus, quindi, avrebbe fatto desistere alcuni malati patalogici di altre malattie alle cure ospedaliere (luogo ad altissimo rischio contagi).
I dati per provincia: Bergamo +568% di decessi
Sono 38 le province dove il virus ha fatto più vittime, 37 del Nord più Pesaro-Urbino. Addirittura, ben il 91% dell'eccesso di mortalità riscontrato a livello medio nazionale nel mese di marzo 2020, si legge nel report, si concentra nelle aree ad alta diffusione dell'epidemia. Tristemente in testa a questa classifica c'è Bergamo, dove la mortalità è salita del 568% in più, subito seguta da Cremona (391%) e Lodi (371%). Numeri impressionanti anche a Brescia con un +291%, Piacenza (264%), Parma (208%), Lecco (174%), Pavia (133%), Mantova (122%), Pesaro e Urbino (120%). Questi sono i valori paragonati ai mesi di marzo 2015-2019. Sul dato nazionale, invece, il numero complessivo dei morti a marzo 2020 è del 49,4% in più rispetto al marzo 2019.
La "controtendenza"
Addirittura, nonostante il Coronavirus, nelle zone d'Italia meno colpite si registrano meno morti rispetto alla media degli anni scorsi: nelle aree a bassa diffusione (1.817 comuni e 34 province, la maggior parte al Centro-Sud) i decessi del mese di marzo 2020 sono mediamente inferiori dell'1,8% rispetto alla media del quinquennio precedente. Tra tutti spicca il dato di Roma, che segna un -9,4% rispetto alla mortalità media degli ultimi 5 anni nel mese di marzo: 3.757 morti contro una media di 4.121. Giù anche Napoli, che registra una mortalità inferiore dello 0.9%.
Le "tre Italie" del virus
Come immaginavamo, "la diffusione geografica dell'epidemia di Covid-19 è eterogenea", si legge nel report, con una diminuzione delle infezioni man mano che da nord si procede verso il meridione d'Italia. "Nelle Regioni del Sud e nelle Isole, la diffusione delle infezioni è stata molto contenuta, in quelle del Centro, è stata mediamente più elevata rispetto al Mezzogiorno mentre in quelle del Nord la circolazione del virus è stata molto elevata".
Questo risultato è stato ottenuto dall'incidenza che ha avuto l'epidemia nelle varie zone d'Italia ed è diversificata in tre maniere diverse: la prima comprende quelle con un "tasso inferiore ai 40 casi ogni100mila residenti; la seconda, definita a diffusione "media", comprende le province con valori tra i 40 e 100 casi ogni 100mila residenti; la terza classe, definita a diffusione "alta", include le province con valori superiori ai 100 casi ogni 100mila residenti".
Come anticipato, la diffusione "alta" riguarda essenzialmente il Nord, quella "media" le regioni centrali e "bassa" il Sud e le due Isole Maggiori.Infine, un altro dato statistico dell'Istat ci dice che, sebbene il 52,7% dei casi riguarda le donne, sono stati registrati più decessi tra gli uomini.
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