Il coronavirus ha colpito anche la famiglia reale saudita: 150 persone contagiate

Il coronavirus è arrivato anche nei fastosi palazzi del potere saudita e le fonti internazionali parlano di almeno 150 contagiati all’interno della famiglia reale

Il coronavirus ha colpito anche la famiglia reale saudita: 150 persone contagiate

Per definizione la pandemia non ha confini e tende a espandersi ovunque trovi persone da contagiare. Sappiamo bene che il coronavirus (e tutti i virus) non leggono certo carte d’identità o passaporti e non si fermano di fronte alle mura di palazzi sontuosi. Neppure quelli della famiglia reale saudita. Il Mail Online e altre testate sia americane che arabe riportano una notizia sconcertante. A quanto pare circa 150 membri del casato regnante al-Saud avrebbero contratto il coronavirus. Secondo il New York Times persino il governatore della regione di Riyad, il principe Faisal bin Bandar bin Abdulaziz al-Saud (70 anni) sarebbe stato colpito e ora si troverebbe in terapia intensiva.

Dobbiamo tenere conto del fatto che la famiglia reale d’Arabia Saudita conta migliaia di membri, circa 15mila e tra questi ve ne sono molti che per studio o per affari viaggiano in Europa e in Asia per gran parte dell’anno. Il regno ha 33 milioni di abitanti e finora i casi accertati di coronavirus sarebbero 2932, come sostiene al-Jazeera e vi sarebbero stati 41 decessi. Tuttavia il Paese si sta mobilitando, poiché i contagi potrebbero crescere e se a questi sommiamo i possibili asintomatici, il quadro generale è piuttosto preoccupante. Anche il Ministro della Salute saudita, Tawfiq al-Rabiah, ha annunciato che i numeri della pandemia nella nazione potrebbero essere solo l’inizio di una rapida escalation la cui spaventosa cifra finale potrebbe essere di circa 200mila casi.

Proprio per tentare di contenere la diffusione del coronavirus tra i principi e tra il popolo, medici e infermieri stanno preparando centinaia di posti letto, come informa Il Messaggero. Per esempio il King Faisal Specialist Hospital di Riyad, che spesso ha tra i suoi pazienti i principi sauditi, ha predisposto 500 posti letto. Inoltre anche l’Arabia Saudita ha imposto il lockdown in tutte le città e, come accade nel resto del mondo, i cittadini possono uscire solo per necessità. L’Arabia Saudita rappresenta anche il cuore dell’Islam, ma attualmente il luoghi di culto a La Mecca è chiuso ai fedeli.

Non si terrà il pellegrinaggio minore (Umra) alla Ka’ba, mentre ancora non sarebbe stata presa una decisione definitiva per il pellegrinaggio “Hajj”, cioè il rito principale che quest’anno è previsto per il prossimo luglio. Lo scorso furono più di 2 milioni e mezzo i fedeli musulmani che arrivarono nel regno per partecipare al tradizionale Hajj. Un numero che in piena epidemia da coronavirus l’Arabia Saudita non potrebbe permettersi. Re Salman (84 anni) e l’erede al trono Mohammed bin Salman (34) si troverebbero in quarantena per evitare il contagio. Il primo si troverebbe in un palazzo vicino Jeddah, mentre il secondo vivrebbe in un luogo sconosciuto sulle rive del Mar Rosso.

Sempre sul New York Times Kristian Coates Ulrichsen, professore alla Rice University e studioso del regno saudita, sostiene che il contagio da coronavirus nella famiglia reale rappresenti “una questione urgente”. La pandemia è riuscita ad arrivare in luoghi e tra persone di solito quasi inaccessibili, che conducono un’esistenza molto diversa da quella del resto del Paese e spesso più riservata. Attualmente l’Arabia Saudita è la nazione del Golfo arabo con un maggior numero di casi.

Un dettaglio interessante sta nel fatto che il governatore della regione di Asir (sud del regno), Turki bin Talal abbia scritto un editoriale sulla Saudi Gazette in cui chiede al popolo di ispirarsi all’esempio di coraggio e perseveranza della Vergine Maria per superare questo periodo complicato. Potrebbe sembrare una menzione straordinaria, dal momento che il governatore è un musulmano, ma non è così.

La Madonna rappresenta da sempre un punto di incontro tra Cristianesimo e Islam. Ora dovremo aspettare e vedere come si evolverà la situazione in Arabia Saudita, sperando che i numeri della pandemia siano il più possibile contenuti.

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