Coronavirus, dopo Napoli esplode la protesta anche a Roma e Palermo

Le proteste di Napoli contro le misure del governo per arginare i contagi da coronavirus si sono estese anche a Palermo e Roma, dove per alcune ore i manifestanti hanno impegnato la polizia in scontri e inseguimenti per le vie del centro

Coronavirus, dopo Napoli esplode la protesta anche a Roma e Palermo

Lo spettro di un nuovo lockdown fa paura all'Italia e la comunicazione del governo frammentaria e confusionaria non aiuta i cittadini a guardare al futuro con serenità. Il Paese ha paura di un crollo economico definitivo e i primi a essere preoccupati sono i ristoratori, gli operatori del turismo e tutto l'indotto. Sono questi i settori che attualmente risentono maggiormente delle misure restrittive adottate dal governo per contenere l'epidemia di contagi da coronavirus che, da ormai qualche settimana, sembra essere fuori controllo nel Paese. Il sistema di contact tracing non ha retto l'impatto con l'autunno e il panico diffuso genera allarmismo negli ospedali, presi quasi d'assalto. Il risultato sono i pronto soccorso che iniziano a cedere sotto la pressione dei nuovi ingressi, le ambulanze che stazionano con i malati al loro interno e, a margine di un imminente possibile crollo del sistema sanitario, le proteste di piazza per il già disastroso stato dell'economia.

I cittadini campani sono stati i primi a reagire e a ribellarsi dopo le parole del loro governatore Vincenzo De Luca. I presidente della Regione Campania nella conferenza di venerdì ha annunciato che "per quel che riguarda la Campania procederemo in direzione della chiusura di tutto". Parole che hanno acceso gli animi, tanto che all'ora del coprifuoco la gente si è riversata nelle strade di Napoli, Salerno e di altre città per protestare. Sono nati scontri con le forze dell'ordine e scene di guerriglia urbana a causa dell'infiltrazione di facinorosi al fianco delle persone per bene che, con un atto di pacifica disobbedienza civile, sono scese in piazza per protestare contro le misure annunciate da De Luca, ma mai realmente rese effettive dal governatore, per frenare l'escalation di contagi da coronavirus nella regione.

Sulla falsa riga di quanto accaduto a Napoli, ieri è stata Roma a diventare palcoscenico di una piccola sommossa popolare. A mezzanotte, l'ora del coprifuoco deciso da Nicola Zingaretti, sono stati esplosi alcuni fuochi d'artificio nela centralissima Piazza del Popolo. Anche in questo caso, tra i manifestati si sono mischiati alcuni facinorosi che approfittando del clima di tensione hanno scagliato petardi, fumogeni e bombe carta contro la polizia presente in assetto antisommossa. In un primo momento la situazione sembrava potesse essere gestibile, tanto che le forze dell'ordine, anche come gesto distensivo nei confronto dei manifestati pacifici, hanno tolto i loro caschi. La situazione è poi precipitata ed è stato necessario per la polizia effettuare alcune cariche di alleggerimento, dopo il lancio di oggetti. Da quel momento, le zone attorno a Piazza del Popolo, fin oltre il Tevere, sono state oggetto di disordini con cassonetti e mezzi incendiati e lanci di bottiglie.

La situazione è incandescente anche più a sud, a Palermo, dove i ristoratori hanno organizzato un corteo pacifico contro le chiusure decise da Stato e Regione. La meta finale dei manifestanti è stato Palazzo D'Orleans dove, però, si trovava un gruppo di estremisti e di no mask.

Il clima era teso nel capoluogo siciliano ma fortunatamente non ci sono stati scontri e rappresaglie in città, come invece accaduto a Roma e Napoli. Quella del coronavirus rischia di trasformarsi in una bomba economica prima ancora che sanitaria. Sempre che già non sia accaduto.

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