"Nella situazione attuale non contano praticamente nulla". I soggetti della preposizione? Quei cattolici che, dai tempi della Democrazia cristiana ad oggi, hanno assistito a una profonda riduzione della loro importanza nella vita politica del Belpaese. Non è questa la prima volta in cui si arriva a una conculsione del genere, ma se a confermare l'adagio è quel Cesare Cavalieri, che dirige "Studi Cattolici" sin dalla fine degli anni 60', l'assunto assume i contorni di una sentenza politologica.
L'uomo forte dell'editoria cattolica è stato intervistato dal quotidiano La Verità. Viene citato anche il "partito dei cattolici". Quello che i vescovi italiani, sulla scia di una sorta di riedizione contemporanea dell'appello di don Luigi Sturzo, hanno provato a far risorgere prima delle elezioni europee senza alcun successo. Dalle nostre parti, oggi, impera una divisione che vede contrapposti i "cattolici adulti", quelli progressisti in bioetica, spesso schieratisi in favore del Partito Democratico, e i cosiddetti "tradizionalisti", rigidi sui valori non negoziabili e poco inclini ad assecondare svolte moderniste, che guardano con favore alla Lega di Matteo Salvini. L'establishment, insomma, contro la base. Anche in chiave eccolesiologica.
Cesare Cavalieri questo non lo afferma ma, dopo aver rimarcato come l'assenza dei cattolici dall'agone dipenda pure dalla poca attenzione riservata alla cultura dagli esponenti di vertice che avrebbero dovuto e potuto guardare a quell'ambito con maggior convinzione, si limita a definire il "populismo" come una delle "etichette cretine".
Un termine troppo liquido e semplicistico, insomma, per essere in grado di spiegare quanto sta accadendo in un consesso europeo che, in mancanza di una Costituzione comune, per l'editore cattolico, è destinato gioco forza al fallimento.
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