Il piano in Vaticano per consegnare la Cei al vescovo pro migranti

I vescovi italiani ragionano su un "Sinodo interno" che allontani in modo definitivo i cattolici da Matteo Salvini. Ma c'è anche un altro scopo

Il piano in Vaticano per consegnare la Cei al vescovo pro migranti

Un Sinodo dei vescovi italiani che consolidi quello che è già evidente: una marcata svolta a sinistra. L'idea che circola in certi emisferi ecclesiastici assomiglia a quella da cui è scaturito il concilio interno della Conferenza episcopale teutonica. Con una differenza: il cardinale Reinhard Marx e gli altri presuli tedeschi stanno cercando di riformare l'organizzazione interna e il rapporto tra dottrina e morale sessuale, distanziandosi dai "vincoli" di Roma; le correnti progressiste italiane sembrano intenzionate ad organizzare un "appuntamento sinodale" ben più politicizzato, potento contare sul sostegno del Vaticano. Un "appuntamento sinodale" - appunto - in grado di mettere all'angolo quella frangia conservatrice che in questi anni ha rivendicato la necessità che la Chiesa cattolica tornasse a dire la sua in materia di "valori non negoziabili", lasciando agli altri la ricerca di ricette buone per la gestione dei fenomeni migratori o per altre questioni di carattere pragmatico.

Gli schieramenti sono noti: da una parte ci sono i "bergogliani", ossia quella parte di clero poco disposta a dialogare con i movimenti ed i partiti sovranisti; dall'altra i conservatori, che guardano senza preoccupazione a come il popolo cattolico si esprime a livello elettorale. Il famoso "boom" della Lega tra i cattolici tradizionalisti. E questi sono gli equilibri di partenza. Poi c'è l'obiettivo conclamato, che è duplice. Il primo, manco a dirlo, è quello di monopolizzare il consenso attorno al "cattolicesimo democratico", provando a ridimensionare l'attrazione che oggi Matteo Salvini esercita nei confronti dei fedeli. Matteo Salvini ha incontrato di recente l'arcivescovo di Bologna, il cardinal Matteo Maria Zuppi. In quel caso, sembrava essersi aperto uno spiraglio di dialettica. Ma ora la situazione sembra essere tornata ai nastri di partenza, con una divisione netta tra chierici e istanze di centrodestra.

L'altro obiettivo, che attiene invece alle logiche curiali, è quello di scalzare le poche sacche di resistenza rimaste. Esistono - lo abbiamo raccontato più volte nel corso di questi anni - singoli ecclesiastici che non concordano sull'appiattimento dell'episcopato italiano sul Partito Democratico e sulle altre forze di centrosinistra. L'intervista che il cardinal Camillo Ruini ha rilasciato al Corriere della Sera, in qualche modo, ha squarciato il velo di Maya, Il secondo fine, peraltro, sfiora di netto la battaglia interna: il cardinal Gualtiero Bassetti, per via dell'età, potrebbe essere sostituito da Papa Francesco. E Bassetti è un pastore che ritiene valida la possibilità di dialogare con tutto il palcoscenico politico italiano. Un atteggiamento che i campioni del progressismo non possono condividere.

Il fatto che Bassetti sia vicino alla pensione non può passare inosservato. C'è tutta una bagarre sul nome del possibile successore. Bergoglio ha nominato Tagle come prefetto di Propaganda Fide. Più di qualche vaticanista ci ha visto una mossa pre Conclave. Nella medesima maniera, è lecito registrare come più di qualche analista intraveda nella nomina a cardinale di Zuppi un anticiipo di quello che starebbe per accadere: Papa Francesco avrebbe in mente di sostituire Bassetti con Zuppi. E l'arcivescovo di Bologna è sempre stato un sostenitore dei "porti aperti".

Entrambe le finalità sono state analizzate dall'edizione odierna de La Verità, che ha presentato pure un'elencazione di coloro che muovono sulla scacchiera ecclesiastica le pedine che vogliono dirigersi verso il Sinodo: da padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica e "spin doctor" di Papa Francesco al cardinal Matteo Maria Zuppi, che Bergoglio ha da poco creato porporato, passando per mons. Domenico Pompili, vescovo di Rieti ed animatore delle "Comunità Laudato Sì" e per i vescovi di Palermo e Modena, ossia Lorefice e Castellucci. L'accoglienza dei migranti, l'"ecologia integrale", la green economy, gli attacchi mossi in direzione dell'utilizzo dei simboli cristiano-cattolici in campagna elettorale: i focus posti dai vescovi italiani in questi mesi hanno già un carattere politicizzato e fortemente anti-leghista. Ma ora per qualcuno è arrivato il tempo di mettere il sigillo a questa operazione.

Mons.Galantino, subito dopo la pubblicazione della visione sul momento di Ruini, aveva detto "no" ai vecchi colletaralismi, che tradotto significa non voler assecondare un asse con il centrodestra fondato sui valori non negoziabili.

Le "sardine", che di valori non negoziabili non parlano, sembrano stare molto più simpatiche a certi ambienti clericali. E il Sinodo interno mira a sancire tanto questa simpatia, che è ovviamente estesa a tutto l'arco del "cattolicesimo democratico", Pd in testa, quanto la lontananza dal salvinismo.

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