Così la stampa Usa sposa la "furia iconoclasta" della Boldrini

"Perché gli Stati Uniti si sono impegnati in un processo di smantellamento dei monumenti relativi al loro passato e invece l'Italia non fa nulla?". Così il New Yorker propone di "smantellare" il "Colosseo quadrato"

Così la stampa Usa sposa la "furia iconoclasta" della Boldrini

“Perché ci sono ancora così tanti monumenti fascisti in Italia?”. A soffiare sul fuoco iconoclasta che, nelle scorse settimane, ha acceso il dibattito politico adesso è un delirante articolo del New Yorker. Il giornale statunitense rientra a gamba tesa nelle querelle inaugurata dal presidente della Camera Laura Boldrini che, già ad aprile 2015, propose di “togliere la scritta” Mussolini Dux dall’obelisco del Foro Italico. Concetto ribadito, poi, con l’arrivo in aula del ddl presentato dal suo sodale Emanuele Fiano.

Ma se le mire iconoclaste dei due dem si sono fermate all’obelisco del Foro Italico, quelle del quotidiano statunitense arrivano fino al quartiere Eur di Roma, al cospetto della maestà del Palazzo della Civiltà Italiana. Anche stavolta il “problema” è nella dicitura in stampatello incisa sulle 4 testate del parallelepipedo di travertino conosciuto come “Colosseo quadrato”: “Un popolo di poeti di artisti di eroi / di santi di pensatori di scienziati / di navigatori di trasmigratori”. Parole usate da Mussolini, il 2 ottobre 1935, per annunciare l’entrata in guerra con l’Etiopia.

Per questo, attacca il New Yorker, “l’edificio è una reliquia di aggressività fascista”. E, prosegue inorridito, “lungi dall’essere disconosciuta, viene celebrata come un’icona modernista”. Non si capacita chi scrive del fatto che, invece di esser smantellato, il monumento più emblematico dell’architettura razionalista sia stato riconosciuto come sito di interesse nazionale e persino restaurato.

E allora viene portato ai lettori d’Oltreoceano l’esempio virtuoso degli Stati Uniti d’America che si stanno cimentando in una vera e propria caccia ai simboli secessionisti. Per lo più statue equestri che, è bene ricordare, sotto il profilo storico artistico non sono neanche paragonabili all’inestimabile valore delle vestigia del Ventennio. Ma non solo. Nel mirino dei democrat statunitensi ci sono anche i memoriali dedicati a Cristoforo Colombo e al “trasvolatore” Italo Balbo.

Nella disamina dei “luoghi di pellegrinaggio” messi all’indice dal New Yorker non mancano nè Predappio, città natale del duce, nè il sacrario del generale Rodolfo Graziani ad Affile.

“Perché – si domanda il quotidiano – gli Stati Uniti si sono impegnati in un processo di smantellamento dei monumenti relativi al loro passato, la Francia ha rinominato le strade dedicate al politico con legami nazisti Marshall Pétain e invece l’Italia non fa nulla?”.

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