Così il Vecchio continente ha perso il treno

Se gli Stati europei non hanno investito abbastanza in innovazione tecnologica, come hanno speso le loro risorse? Quali sono state le scommesse dell'Europa?

Così il Vecchio continente ha perso il treno
00:00 00:00

La cartolina che arriva da Davos è senza misericordia. C'è una vecchia locomotiva che arranca sui binari e in lontananza intravede le luci di treni che scappano via a tutta velocità verso il futuro. La distanza è incolmabile. È l'immagine dell'Europa sorpresa e spiazzata dall'ultima rivoluzione industriale, quella che ha come perno l'intelligenza artificiale. La civiltà che per secoli si è considerata il centro del mondo ora non sa più neppure come orientarsi. È l'uomo che osserva smarrito il fuoco mentre altri lo alimentano. È una percezione chiara, e lo dicono anche i numeri. Gli Stati Uniti investono 330 miliardi di dollari nell'intelligenza artificiale, seguiti dalla Cina con 100 miliardi. L'Europa si ferma a malapena a 20 miliardi. È un abisso che non si misura solo in termini economici, ma in leadership, competenze, visione. L'America scommette sui colossi della Silicon Valley, la Cina fa del controllo sui dati un pilastro della sua strategia geopolitica. E noi? Noi parliamo di regolamenti, di etica, di diritti digitali.

La risposta consolatoria potrebbe essere: chi se ne frega dell'intelligenza artificiale, magari si resta più umani o ci salva il paradosso di Zenone e per quanto Achille vada veloce la tartaruga resta comunque un passo avanti. Il sospetto, però, è che ci toccherà una posizione marginale, le industrie, i governi, i cittadini europei useranno tecnologie sviluppate altrove e i dati personali passeranno su server americani o cinesi. Il rischio maggiore è perdere ricchezza. Le rivoluzioni tecnologiche sono il momento i cui si ridistribuiscono le carte, e quelle europee sono scartine.

La speranza è che nessuno conosce il futuro. Quello che si può fare adesso è ragionare sulle scelte. Se gli Stati europei non hanno investito abbastanza in innovazione tecnologica, come hanno speso le loro risorse? Quali sono state le scommesse dell'Europa? Si narra che Angela Merkel tenesse in tasca un foglietto con tre statistiche da citare in ogni occasione. Era il suo modo per inquadrare la posizione dell'Europa sulla mappa del mondo. Su quel pezzo di carta c'erano scritti tre numeri: il Vecchio continente ha il 7% della popolazione, il 25% del prodotto lordo, il 50% delle spese per «welfare state». Nessuno deve restare senza un minimo di garanzie. È un concetto, una sensibilità, di cui andare orgogliosi, il guaio è che spesso tutti quei soldi poi faticano a sostenere davvero gli ultimi. La filosofia, comunque, resta e non è da rinnegare. Non c'è da stupirsi quindi se la maggioranza delle risorse europee venga destinata a sanità, pensioni e sicurezza. Ci sono poi i fondi strutturali per ridurre le diseguaglianze regionali. Poi si arriva a un tema che sulla carta sembra necessario, ma di fatto spesso è solo un'illusione. È la formazione professionale. Qui si scopre che molti programmi di riqualificazione non incontrano le richieste del mercato o, addirittura, sono «strutture ipotetiche». È un po' quello che è accaduto in Italia con il reddito di cittadinanza, quando i «navigator» navigavano intorno a se stessi.

Poi, la beffa. L'Europa ha speso tempi e risorse per immaginare norme, leggi e direttive.

Una costellazione di castelli di carta che in teoria serve a proteggere i cittadini, ma che in realtà si trasforma in un incantesimo che congela tutto. La civiltà europea si sta incartando nel controllo totale di ogni angolo della realtà. È la burocrazia ossessiva che si interroga sul sesso degli angeli.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica