Dopo alcune incertezze ed esitazioni iniziali, l'Ue ha messo in campo una serie di misure economiche per fronteggiare le conseguenze della crisi generata dal Covid-19. A partire da oggi, infatti, sono disponibili per l'Italia i primi fondi stanziati dall'Unione europea:
15-20 miliardi di euro da Sure per la cassa integrazione;
35 miliardi dalla Banca europea per gli investimenti in prestiti alle Pmi;
36 miliardi del fondo Salva Stati (Mes) per spese in sanità, per la ristrutturazione di ospedali e reparti di terapia intensiva, per i vaccini, anche in vista di una possibile seconda ondata del Coronavirus.
Ci sono poi i 6-7 miliardi di fondi europei del bilancio 2014/2020 non spesi, disponibili senza il vincolo del cofinanziamento.
L'Europa ha fatto la sua parte. Ora, è compito del governo farne richiesta e accedere a questa importante iniezione di liquidità per sostenere lavoratori, imprese, famiglie e sistema sanitario.
A questo, si somma l'acquisto di titoli di Stato per 110/120 miliardi di euro da parte della Banca Centrale Europea nel 2020. Per capire quanto sia importante, è utile fare un paragone. Dopo la crisi del 2009, l'Italia ha perso il 4,5% del Pil. Lo spread era a 570, con un tasso dei Btp a 10 anni intorno al 7%. Oggi, le stime parlano di un Pil in caduta doppia se non addirittura tripla rispetto a 10 anni fa, ma lo spread è relativamente basso e i tassi a 10 anni sono all'1,8%.
Si tratta di fondi a condizioni vantaggiose che sarebbe impossibile per il nostro Paese, da solo, trovare sui mercati. C'è infine la sfida più importante, per cui Silvio Berlusconi con tutta Forza Italia e il Partito popolare europeo, hanno lavorato fin dall'inizio della crisi: il Recovery fund/ Next generation Eu. L'Italia potrà beneficiare di 90 miliardi in prestiti e 80 miliardi in sovvenzioni.
Il Recovery fund ha tempi di attivazione più lunghi. I fondi arriveranno a febbraio/marzo se già da oggi il governo lavorerà al Piano di ripresa nazionale, da presentare alla Commissione Ue ad ottobre insieme alla legge di stabilità. Dobbiamo usare questa cura da cavallo che ci assicura l'Ue per rimetterci in salute e farci trovare pronti per il futuro. Il governo deve agire senza esitazioni: non c'è un piano B. Non è più tempo di spesa inutile e improduttiva, come il reddito di cittadinanza, ma una vera strategia di ripresa, per rafforzare la crescita, la competitività delle Pmi, per ridurre diseguaglianze e squilibri.
Servono investimenti in infrastrutture, formazione, sostenibilità ed innovazione. Sarà fondamentale fare finalmente quelle riforme (fiscale, della burocrazia, della giustizia, del mercato del lavoro, ecc.
) di cui il Paese ha bisogno, anche per non essere penalizzati nell'erogazione dei fondi del Recovery fund/ Next Generation Eu.È una sfida enorme: in totale, il pacchetto di misure Ue vale 250-255 miliardi. Una cifra enorme, pari al 15% del Pil nazionale. Per questo servono serietà, capacità di programmazione e una visione strategica.
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