Costa Concordia, Schettino torna in aula e accusa il timoniere

L'ex capitano della Concordia punta il dito sulla lentezza nell'eseguire i suoi ordini. La difesa chiede di poter effettuare perizie

L'ex comandante Schettino parla con l'avvocato Massimiliano Gabrielli
L'ex comandante Schettino parla con l'avvocato Massimiliano Gabrielli

A pochi giorni dalle operazioni che hanno rimesso la Costa Concordia in assetto verticale, l'ex comandante è tornato oggi in aula a Grosseto, dove è ripartito il processo dopo la pausa estiva. La difesa di Francesco Schettino ha puntato proprio sulla nuova condizione della nave da crociera per chiedere "una perizia", ora possibile, sulle "parti della nave venute a galla".

L'avvocato Francesco Pepe ha ricordato che "già dalla fase istruttoria" la difesa ha chiesto di "poter effettuare direttamente nostre perizie sulla nave". I controlli riguarderebbero "i generatori di emergenza, le porte stagne, il funzionamento dei bracci delle scialuppe di salvataggio" e altre parti della nave. Marco De Luca, che nel processo difende Costa Crociere, ha detto che "la perizia dell'incidente probatorio è stata esaustiva" e che attenderà la decisione del tribunale in merito alla nuova richiesta.

La difesa di Schettino ha ribadito in aula che "la nave sarebbe dovuta affondare verticalmente". Nuovi accertamenti potrebbero spiegare quello che è uno dei principali dubbi relativi all'affondamento della Concordia, che per come è costruita si sarebbe dovuta inabissare perpendicolarmente al mare. Se fosse successo, ha sottolineato Pepe "non sarebbe accaduto nulla perché si adagiava sul fondo".

Altro punto da capire - secondo la difesa - perché il generatore di emergenza "non ha funzionato". I periti del gip hanno però spiegato che il fatto "non ha avuto influenza alcuna sull’evento".

Parla l'ex comandante

L'ex capitano Schettino è intervenuto in aula, accusando il timoniere indonesiano della Concordia di non avere eseguito i suoi ordini. "Nel momento in cui ho chiesto al timoniere di mettere i timoni a sinistra - ha detto - l'errore è stato di non farlo". Ha poi aggiunto: "Con l’effetto del timone a sinistra volevo far ridurre la velocità angolare della poppa, favorendo l’avanzo" della nave "rispetto alla rotazione". Il timoniere "mise il timone al contrario e urtammo".

L'ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, a capo dei periti del gip che eseguirono l'incidente probatorio nel 2012, ha però detto che "l'impatto ci sarebbe stato ugualmente". Il ritardo nella manovra fu di 13 secondi. Dalla scatola nera, inoltre, "non risulta siano stati dati ordini per correggere i timoni".

"Vitale restituire ultime due vittime"

In diretta a L'aria che tira, su La7, il capo della Protezione Civile Franco

Gabrielli, commissario governativo per l'emergenza al Giglio, ha ribadito anche che è "una questione vitale" riuscire a "restituire i corpi delle ultime due vittime alle famiglie". Le ricerche "ripartiranno a brevissimo".

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