Crisanti lancia l'allarme contagi: "Si è sbriciolato il sistema di controllo"

Il virologo Andrea Crisanti propone un ''reset'' di tre settimane a fronte dell'aumento dei contagi: ''A breve arriveremo a 15mila casi giornalieri''

Crisanti lancia l'allarme contagi: "Si è sbriciolato il sistema di controllo"

S'impenna la curva dell'epidemia con i contagi che sfondano il tetto dei 10mila, 10.010 per l'esattezza, alla data del 16 ottobre. Siamo ad un passo dal baratro, che fare? Mentre a Palazzo Chigi, proprio in queste ore, si sta valutando la possibilità di una ennesima stretta, il virologo Andrea Crisanti evoca il lockdown. Anzi, un ''reset'' delle durata di tre settimane: ''Dobbiamo cercare di riportare il contagio a un livello sostenibile, in modo che il sistema di controllo torni ad essere efficace'', spiega in un'intervista al Corriere della Sera.

Aumentano i positivi, certo, ma anche il numero di tamponi sulla popolazione. Ieri, ne sono stati effettuati ben 150mila, un record assoluto da quando l'infezione ha cominciato ad espandarsi a macchia di leopardo sull'intero territorio nazionale. Tuttavia, a detta del virologo, i numeri sono già fuori controllo: ''Si sta sbriciolando sotto il peso dei numeri ed è finito fuori controllo. - dice - Con 9/10 mila casi al giorno, la sorveglianza non puoi più farla perché non hai la capacità di testare tutti i soggetti a rischio. Per affrontare un carico del genere, servirebbero risorse gigantesche per tamponi, reagenti e struttura. Bisogna contenere il contagio sotto quota 2mila. Ci siamo riusciti per un po', dopodiché la prima linea di difesa è saltata e il sistema è saltato''.

Allo stato dei fatti, occorre una terapia d'urto per arginare il flusso dei contagi. Crisanti propone un ''reset'' graduale di ripristino con annesse ''zone rosse'' sullo sfondo. Un ritorno al recente passato, insomma. ''Prima applicherei con gradualità misure di restrizione accettabili dal punto di vista economico, con una politica aggressiva di identificazione dei focolai e zone rosse. E poi farei un reset della situazione per due-tre settimane, una sorta di pausa di sospensione, non chiamiamolo lockdown che spaventa, implementando limitazioni di movimento alla gente e alle attività. E, una volta portata la curva a un punto di sopportazione, ripartirei con la sorveglianza attiva''.

Il mese di dicembre sembra propizio per valutare la possibilità di un lockdown ma non è escluso che lo si possa anticipare di qualche settimana. Tutto dipenderà dall' andamento del trend epidemiologico: ''Bisognerebbe intervenire quando i casi non sono troppi. - continua -Mi spiego: un conto è partire da 10 mila contagi al giorno e altra cosa sono 50 mila, che sarebbe disastroso. Quindi dipende molto dalla dinamica dell’epidemia. Io avevo ipotizzato il periodo di Natale, anche perché in quei giorni le scuole sono chiuse e la vaporiera industriale rallenta. Ma tutto dipende dalle prossime settimane''. E se per la cabala ''la paura fa 90'', per Crisanti è 15mila la soglia nec plus ultra per mettere da conto uno stand-by. ''Io credo che supereremo presto quota 15 mila. Fra una decina di giorni vedremo quale sarà l’effetto delle misure prese dal governo e si capirà''.

Ritorna l'incubo dei contagi nelle case di riposo e il timore di un blackout degli ospedali. Cosa è andato storto? Il virologo dice la sua recriminando sulle misure di controllo e contenimento dei casi messe in atto dal governo. ''Diciamo che non abbiamo imparato bene la lezione della prima ondata, quando eravamo riusciti a riportare i contagi a zero. Non sono stati fatti i necessari investimenti in sorveglianza e prevenzione, l’unico sistema possibile per bloccare i focolai. Quando abbiamo riaperto scuole e attività non c’è stato un parallelo aumento della capacità di fare test, l’unica cosa che ci avrebbe difeso. In ogni caso, non è giusto dare la colpa al solo comportamento degli italiani, che sono vittime di quello che sta accadendo''.

La domanda resta sempre la stessa: quando ne verremo fuori? ''Calerà quando ci sarà il vaccino o una terapia efficace.

- conclude Crisanti - Se però non si trova la prossima estate rischia di essere più difficile di quella passata che aveva beneficiato del lungo lockdown. Non farei molto affidamento sul caldo e sul secco della stagione, come insegna Israele''.

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