"Critiche a Boldrini e minacce". Chiusi i profili Fb degli agenti

Dai post "imbarazzanti" fino alle minacce di morte. Perché sono stati chiusi i profili social dei due poliziotti?

"Critiche a Boldrini e minacce". Chiusi i profili Fb degli agenti

La popolarità di certo non se la sono cercata. I due agenti di Polizia che a Sesto San Giovanni hanno freddato Anis Amri non avrebbero mai pensato di incontrare il terrorista di Berlino su cui pendeva un mandato di cattura internazionale e una taglia da 100mila euro. Né avrebbero immaginato che la loro vita sarebbe stata catapultata sulle prime pagine dei giornali, le loro gesta celebrate, i genitori intervistati, i selfie virali e tutto il resto.

Eroi o semplici poliziotti che hanno fatto il loro dovere? Chissà. L'Italia, Patria di chi non sa mai trovare unità, si è già divisa. Tutto nasce da un errore, questo sì riconosciuto all'unanimità, del neo ministro dell'Interno Marco Minniti. Il quale nell'annunciare la morte di Anis per mano della polizia italiana, forse preso dall'euforia, ha reso pubblici nomi (e cognomi) dei due agenti coinvolti. Solo il tempo permetterà di capire se è stato un errore, una leggerezza o una scelta. Le polemiche non sono mancate e bisognerà fare chiarezza.

Fatto sta che la polizia è dovuta correre ai ripari. Prima Franco Gabrielli ha redatto una circolare di allerta per il rischio di ritorsioni. Poi il questore ha prontamente fatto oscurare i profili Facebook e Instagram dei due poliziotti "per prevenzione". Questa la prima versione. Ma ce ne sono altre che circolano in queste ore in ambienti di polizia e che spiegherebbero il vero motivo che ha spinto le autorità a bloccare gli account social degli agenti.

Innanzitutto quella che sta via via diventando la più accreditata, ovvero che siano già stati raggiunti da "minacce di morte concrete". Non ci sono conferme ufficiali dalla questura, ma l'allerta è massima. Tanto che la Digos con discrezione ha già messo due scorte a difesa delle famiglie degli agenti.

Infine, il terzo (possibile) motivo. Tutti hanno visto, ormai, i post di Luca Scatà: quello in cui fa il saluto romano; quello con la foto di Mussolini corredato dalla didascalia "Il tradito sarà pure un ingenuo, ma il traditore resta rempre un infame"; e l'orgoglio con cui afferma di "non festeggiare il 25 aprile". Solite polemiche. Cristian Movio, invece, negli anni ha condiviso articoli sui "crimini degli immigrati" e ci sarebbero commenti di critica verso la Boldrini e la Kyenge. Tanto che un giornalista de L'Espresso non ha perso tempo a fare gli auguri di pronta guarigione all'agente su Fb, chiedendogli però di togliere quei post. Ecco.

Negli ambienti di polizia si dice che la decisione di chiudere i profili social abbia due motivazioni: "Difendere gli agenti da eventuale fango e magari evitare imbarazzi a Boldrini e Kyenge".

Di sicuro c'è solo che non potranno usare Facebook per un bel po'.

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