Fra tante terapie che funzionano, ce n'è una che non sembra aver dato i suoi frutti: è quella con il plasma dei guariti, chiamato anche "plasma iperimmune" e contenente gli anticorpi di chi ha contratto l'infezione da Sars-Cov-2.
"Plasma non serve a nulla"
La conferma arriva da una delle riviste scientifiche internazionali più importanti, Jama, ed è il Prof. Matteo Bassetti il primo a sottolineare la non efficacia di questa cura. "Il plasma dei guariti non sembra servire a nulla nella terapia del Covid. Occorre evitare di dare false speranze alla gente e affidarsi unicamente alla medicina dell'evidenza. Viva la scienza e chi la sa leggere e studiare". Si è espresso così l'infettivologo genovese, Direttore della Clinica di Malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova e componente dell'Unità di crisi Covid-19 della Liguria sulla propria pagina Facebook dove ha allegato il lavoro scientifico appena pubblicato.
"Nessun impatto sulla malattia"
"Ecco l'ultimo articolo appena pubblicato su Jama, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, che analizza oltre 11.000 pazienti trattati con il plasma dei guariti. Si tratta di una metà-analisi di tutti gli studi fin qui condotti. I dati - sottolinea Bassetti - confermano quanto altri studi hanno già affermato prima: il plasma dei guariti non ha nessun impatto sulla mortalità o sull'andamento clinico della malattia. Speriamo che tutti leggano e non continuino la contrapposizione tra chi è pro e chi è contro il plasma dei guariti".
Cosa si è scoperto
La doccia fredda arriva dal lavoro scientifico che ha raggruppato 4 studi clinici randomizzati pubblicati e revisionati tra pari comprendenti 1060 pazienti con Covid-19 trattati con plasma convalescente: "il rapporto di rischio per la mortalità era 0,93 e dopo l'aggiunta di 6 studi clinici randomizzati non pubblicati e 10722 pazienti, il rapporto di rischio per la mortalità era 1,02; nessuno dei due risultati era statisticamente significativo", hanno scritto i ricercatori. "Non sono state mostrate associazioni significative con i benefici per la durata della degenza ospedaliera, l'uso della ventilazione meccanica, il miglioramento clinico o il deterioramento clinico", hanno aggiunto, mettendo una pietra tombale su questa terapia.
Il confronto con la scorsa primavera
Eppure, al termine della prima ondata pandemica c'era stata una forte eco mediatica quando i primi risultati erano stati definiti "sorprendenti" dal Prof. Massimo Franchini, Responsabile dell’Immunoematologia e Medicina trasfusionale dell’ospedale Carlo Poma di Mantova (qui il nostro pezzo su quanto accaduto a maggio). La terapia era iniziata dal Nord Italia: assieme a Pavia, anche gli ospedali di Novara, Padova e Mantova si erano attrezzate per cure di questo genere. Ma in cosa consiste (sarebbe meglio dire consisteva) questa cura? In pratica veniva utilizato il plasma dei pazienti guariti dal Covid-19, che è la componente liquida del sangue nella quale sono sospesi gli elementi corpuscolati (globuli rossi, globuli bianchi e piastrine). A questo trattamento erano stati sottoposti i pazienti che rischiavano di finire in terapia intensiva. In maniera sorprendente, i miglioramenti su un ristretto gruppo di pazienti erano risultati evidenti già dopo 1-2 giorni dall’inizio della terapia.
Evidentemente, quei numeri così ristretti avevano fatto pensare al "miracolo", ma in questo caso non è avvenuto. Le vere speranze, adesso, sono due: i vaccini (per prevenire l'infezione) e gli anticorpi monoclonali (come terapia) molti dei quali già testati ed in somministrazione soprattutto negli Stati Uniti.
In Italia abbiamo la nostra Toscana Life Sciences che li sta producendo e testando (qui la nostra esclusiva). Non resta che aspettare e non abbatterci: il plasma non funziona ma abbiamo tante frecce al nostro arco per abbattere, definitivamente, il maledetto Covid-19.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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