Era il 10 luglio del 1991. Quella mattina in una delle ville dell'Olgiata erano già iniziati i preparativi per festeggiare il decimo anniversario di matrimonio dell'imprenditore Piero Mattei e della moglie Alberica Filo della Torre. Ma intorno alle 11 quel clima di festa venne sconvolto dal ritrovamento del corpo della contessa, che era stata aggredita e uccisa mentre si trovava nella sua camera da letto. Ci vollero 20 anni, il ritrovamento di un'intercettazione mai ascoltata e la tenacia di un marito che non si arrese all'archiviazione del caso, per arrivare a Manuel Winston, l'ex domestico filippino della famiglia: era lui l'assassino di Alberica Filo della Torre. "Poteva essere fermato prima", dice ora a ilGiornale.it Manfredi Mattei, il figlio della contessa, che quel giorno si trovava nella villa insieme alla sorella più piccola.
Manfredi, lei nel 1991 aveva 9 anni. Ricorda qualcosa di quel 10 luglio?
"Mi ricordo tanto caos e tanta confusione. Quel giorno non ha cambiato solo la mia vita e quella della mia famiglia. Ha cambiato tutta una parte di Roma, tanto che per certi versi alcuni l'hanno definito uno spartiacque da un certo mondo".
Le indagini portarono gli investigatori su piste molto distanti. Perché?
"Sicuramente c'era una spettacolarizzazione delle indagini, quindi la voglia di seguire qualcosa che fosse più eclatante. Quelli erano gli anni di Tangentopoli e immagino ci fosse la tendenza a trovare qualcosa di più scenografico rispetto a quello che era l'ordinario. La verità è che, se le indagini fossero state condotte in modo adeguato, sarebbe bastato tradurre delle intercettazioni telefoniche, come hanno fatto poi i Ris vent'anni dopo. Le indagini avrebbero potuto risolversi celermente".
L'assassino poteva essere fermato prima?
"L'assassino poteva essere fermato immediatamente, anche qualche mese dopo. Tra luglio e dicembre avrebbero potuto individuarlo e arrestarlo, anche solo con le intercettazioni telefoniche che non sono state tradotte e lette. Certo vent'anni dopo sono state d'aiuto anche le tecniche del Dna, ma poi sono state ritrovate le intercettazioni telefoniche e la dottoressa Francesca Loy, il pm che seguiva le indagini dopo la riapertura, scoprì questa cosa a dir poco agghiacciante, cioè che non erano state neanche sbobinate".
Il caso venne archiviato, ma suo padre non si arrese e ne chiese la riapertura. È anche grazie a lui che si è giunti alla verità?
"Papà era un tipo tosto. Si è giunti alla verità solo grazie a lui, non certo grazie alle procure italiane".
L'assassino di sua madre uscirà dal carcere il prossimo ottobre, dopo aver scontato 10 anni. Cosa ne pensa?
"Noi abbiamo sposato, con la Fondazione Alberica Filo della Torre, il referendum della giustizia sperando possa essere un primo passo sulla riforma generale. A oggi il sistema italiano fa tragicamente acqua in moltissimi punti e si tratta di una situazione che va sicuramente rivista: il sistema giustizia deve dare anche una certezza della pena".
Lei, suo padre e sua sorella avete dato vita a una fondazione in onore di sua madre. Di cosa si occupa?
"La fondazione nasceva con l'obiettivo di fornire tutela legale, ma abbiamo capito che era una missione molto difficile da seguire e in accordo con mio padre e mia sorella abbiamo deciso di focalizzarci sul sostegno formativo, quindi la formazione in ambito di investigazione forense e ricerca nell'ambito degli strumenti che supportano le indagini. Perché abbiamo capito che una delle grosse lacune è lì.
L'altro settore che segue la fondazione è l'arte, patrocinando e sostenendo esposizioni, perché mamma amava l'arte e per portare avanti l'aspetto meno crudo della vicenda e addolcire un po' le attività della fondazione. Ma la mission principale è fornire formazione per le investigazioni forensi, in modo che non vi siano altre indagini, speriamo, gestite in modo così indegno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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