"Noi non vogliamo crocifiggere nessuno, ma bisognerebbe saper volare, per non sporcarsi le scarpe di sangue e per non lasciare nemmeno un'impronta". Queste le parole di Rita Poggi, che dal 13 agosto 2007 richiede la verità sulla morte della figlia, Chiara Poggi, trovata morta nella sua casa di Garlasco, vicino Pavia. Dopo sette anni di processi, rinvii a giudizio e assoluzione, la verità non è ancora venuta a galla. La mamma di Chiara non riesce a trovare pace. "Come ha fatto Stasi? Vorrei chiederglielo. E poi come ha potuto dire, stando in alto, che Chiara "era pallida"? Quando l'ha vista? Perchè Chiara, in realtà, tutto era meno che pallida. Aveva i capelli lunghi che le coprivano il volto, e il volto era sporco del sangue colato".
Ma Rita Poggi sembra fiduciosa: "Finalmente, dopo sette anni, faranno gli accertamenti che chiediamo. Siamo grati alla Cassazione, hanno compreso che se si mettono insieme tutti gli indizi, anche quelli sinora negati, la verità potrà venire fuori". La donna ricorda come Stasi si sia sempre sottratto alle analisi per accertarne l'alibi: si oppose alla prova del capello, all'analisi del materiale organico ritrovato sulla bicicletta da donna lasciata sotto casa della ragazza. Ma anche all'approfondimento che gli inquirenti volevano effettuare su i gradini di casa, e a quello del materiale rinvenuto sotto le unghie della fidanzata, destando definitavamente i sospetti della donna. "Se all'inizio, dentro di me, rifiutavo la colpevolezza di Alberto, adesso dico: ma perchè si è opposto agli accertamenti?", continua.
"La sera prima della morte - continua la mamma di Chiara - è accaduto un fatto che ci sembra importante.
Stasi esce per prendere le pizze e mia figlia gli apre il computer, in dieci minuti visiona molte cartelle. Non possiamo avere la certezza che apra quella chiamata "militare", perchè i carabinieri hanno sbagliato la perizia".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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