Offesa, insultata etichettata come “estremista”, “omofoba retrograda” solo per aver chiesto informazioni su un corso sul gender che la sua bambina di appena 8 anni avrebbe dovuto svolgere a scuola. Questo, quello che è successo a Chiara Pelagotti, madre di due figli di 8 e 10 anni.
Era l’11 novembre quando, durante una riunione di classe alla scuola elementare Marconi, di via Mayer a Firenze, tra i progetti illustrati per gli alunni della terza, ecco saltare fuori un discutibile laboratorio sul “gender fluid”. Il titolo del corso “A scuola per fare la differenza”, lo si ritrova all’interno dei progetti proposti sul portale del Comune di Firenze nell’area di educazione alla cittadinanza. E al Marconi, voleva essere inserito nel programma dei ragazzi durante l’orario scolastico.
“Il titolo è molto bello - ci dice Chiara al telefono - peccato che quello che viene etichettato come un programma di sensibilizzazione sul tema del bullismo omofobico, in realtà prevede ben altro”.
Tra i temi da affrontare durante, ad esempio, “Individuare gli stereotipi di genere presenti in fiabe, racconti, personaggi dei cartoni animati, giocattoli, mass media e nella realtà della vita quotidiana, in base quindi a come e quanto sono diffusi nel contesto culturale di appartenenza”. Insomma, un vero e proprio corso sul gender, per giunta, proposto, non da uno specialista super partes ma da “IREOS Onlus – Centro Servizi Autogestito Comunità Queer”.
“Ho cercato di capire di cosa si trattasse e ho chiesto alla scuola il programma, che non mi è mai stato fornito. Non sono omofoba e ho sempre fatto partecipare mia figlia a qualsiasi evento contro il bullismo, ma credo che per affrontare temi come la fluidità di genere sia ancora troppo presto. Magari sbaglio, ma lasciatemi il diritto di decidere sull’educazione dei miei figli”, ci spiega amareggiata per quello che è successo la madre che ha osato andare contro il corso sulla sessualità. Sì, perché dopo le sue domande lei e sulla sua famiglia hanno ricevuto, sui social, offese di ogni tipo.
“Quando è uscita la notizia, persino le istituzioni si sono espresse a sostegno della scuola”, ci dice mamma Chiara. Una polemica montata travisando il punto di vista della madre che mai avrebbe voluto attaccare le maestre che per anni hanno seguito i suoi figli: “Sono state fantastiche e non ce l’ho con loro, ma credevo fosse ancora possibile avere un punto di vista diverso dalla massa sull’educazione dei propri figli senza dover essere etichettata e attaccata con tale cattiveria.”
Di fatto il corso avrebbe preso il posto di ore di lezione e seppur facoltativo, oltre a sostituire normali lezioni avrebbe avuto l’effetto contrario da quello desiderato, dal momento che decidere di non far partecipare i propri figli al progetto avrebbe implicato non mandarli a scuola per quelle ore e far diventare l’iniziativa un corso per pochi.
Dopo gli attacchi, Chiara e suo marito hanno deciso di cambiare scuola ai loro due figli, con dispiacere sì, ma con la convinzione che sia inaccettabile “vedere la propria figura umana e genitoriale prima sostituita dalla didattica del pensiero che non ammette civile dissenso, e poi umiliata nel nome di una furiosa spinta emotiva che mi accusa di omofobia”.
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