Palazzo Chigi è stato condannato a pagare 80mila euro di risarcimento a Anna Maria Giannone, la madre di Jennifer Zacconi, uccisa a 22 anni mentre era al nono mese di gravidanza e sepolta in una buca. Lo ha stabilito il giudice di Roma, Francesco Salvati, che spiega: "La Repubblica italiana non ha integralmente adempiuto all’obbligo di conformarsi alla direttiva europea, nella parte in cui impone l’adozione di sistemi di indennizzo nazionali".
Infatti le norme comunitarie, risalenti al 2004, impongono che lo Stato si adoperi a prevedere un sistema di indennizzo equo e adeguato per le vittime di reati intenzionali violenti, commessi a partire dal 1 luglio 2005, nel caso in cui non sia stato possibile ottenere il risarcimento del danno dal reo.
Per il delitto in questione era stato condannato a 30 anni di reclusione Lucio Niero, che aveva avuto una relazione con la vittima. Nell'aprile 2006, Jennifer Zacconi e il bambino che portava in grembo erano stati sepolti vivi in un campo a Maerne, in provincia di Venezia. L’uomo era stato condannato a una provvisionale di 80mila euro alla madre di Jessica e di 85mila euro ad altri suoi congiunti. Sin da subito però era emersa la sua impossibilità di liquidare la somma.
La madre e il nonno di Jessica, assistiti dagli avvocati Claudio Defilippi e Debora Bosi, si sono allora adoperati per far condannare la Presidenza del Consiglio per la mancata attuazione della direttiva europea.
Il giudice ha accolto la richiesta: "Se è infatti vero che sussistono numerose norme interne volte ad assicurare, anche in forma indennitaria, la tutela delle vittime di reati violenti commessi nel territorio dello Stato italiano (ad esempio, in materia di reati di criminalità organizzata di stampo mafioso o di terrorismo) è anche vero che in Italia non esiste alcun sistema di indennizzo per le vittime dei reati legati alla criminalità comune".
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