Nuovi inquietanti particolari sono emersi dal contenuto di una conversazione tra Alberto Genovese e un suo amico. I messaggi sono contrenuti nella seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti dell’imprenditore digitale.
“Ogni tanto mi vengono dei momenti di senso di colpa per cui prendo in considerazione di essere meno di un animale”, si legge nelle chat. E ancora: “forse se una fa qualcosa non è perchè le piace davvero, ma perchè l'ho talmente manipolata da farle credere che lo sta facendo per sua scelta". Frasi che suonano come un’ammissione di colpa, quelle di Genovese, che al suo confidente chiede di essere aiutato a "superare queste debolezze”. Ma non è tutto: gli inquirenti hanno scoperto altre chat tra i due amici, dal contenuto sconcertante: “Sono piume al vento”, scrive Genovese delle sue vittime. Il messaggio prosegue descrivendo come fosse facile approfittarsi delle ragazze e di come venissero manipolate dal 43enne. “Se cerchi davvero di capire cosa vogliono, rimani sconvolto. Non hanno una volontà. Le prendi per un braccio con più decisione di un altro e si fanno sc..., dipende tutto da quanto è forte la corrente che crei".
"So che è stato chiuso in stanza con le ragazze anche per due o tre giorni e che alternava sempre droga e sesso, droga e sesso", ha rivelato agli inquirenti un conoscente di Genovese, in riferimento alla dipendenza dalla droga dell'amico. In un altro passaggio della testimonianza contenuta nella nuova ordinanza contro Genovese, si legge: "Alberto ha sempre sostenuto che tutti dovevano fare lo stesso uso di droga che faceva lui. Dovevano raggiungere il suo stesso stato. Lui a volte non usciva dalla stanza finché noi non eravamo già alterati dalle droghe e molto vicini al suo stato. E così immagino facesse anche con le ragazze in stanza. In tante mi hanno detto che sono uscite dalla stanza rincoglionite dalle droghe, ma io non ho mai pensato a violenze perché ho sempre visto le ragazze tornare in camera di Alberto".
Il Giudice per le indagini preliminari, Tommaso Perna, ha negato la scarcerazione all’imprenditore per un “preoccupante maschilismo ed un carattere prevaricatore, connotato da totale mancanza di rispetto verso il genere femminile” e "la capacità di manipolare psicologicamente le donne". I legali di Genovese avevano chiesto che il loro cliente venisse messo ai domiciliari e trasferito in una clinica per disintossicarsi dalla cocaina, ma il gip ha valutato le condizioni di salute del detenuto compatibili con il carcere. Da quanto riporta Ansa, il "mago delle startup" non soffrirebbe di alcuna patologia tale da impedirgli la permanenza dietro le sbarre.
Genovese si trova nel carcere di San Vittore da novembre, con l’accusa di aver stuprato una diciottenne durante uno dei festini nel suo attico, noto come Terrazza Sentimento. L’imprenditore napoletano è inoltre sospettato di aver commesso abusi sessuali su altre ragazze.
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