Un dossier pubblicato martedì scorso dalle autorità sanitarie statunitensi denuncia che gli Usa hanno "gettato nella spazzatura" 15 milioni di dosi di vaccino anti-Covid da marzo a settembre, mentre nel resto del mondo si cercano disperatamente quei farmaci. A segnalare lo spreco di dosi verificatosi in territorio americano è stata un'analisi fatta dai Centers for Disease Control and Prevention (Cdc). Per il rapporto in questione, milioni di dosi sono andate in malora e fatte scadere negli Usa per i più disparati motivi.
Negli Stati federati, in molti casi, si sono lasciate scadere le fiale nonostante fossero in corso pericolose ondate di contagi innescate dalle varianti del Covid. In Louisiana, ad esempio, sono state fatte scadere 224mila dosi malgrado lì si sia alle prese con una quarta ondata di infezioni molto pericolosa. Male anche nel Tennessee, dove sono state sprecate 200mila dosi negli ultimi mesi, e in Wisconsin e in Alabama, con quasi analoghe quantità di fiale andate a male.
La gran parte delle dosi di vaccino buttate negli Usa erano in dotazione principamente a grandi centri di distribuzione farmaceutici: almeno 7,6milioni, secondo i Cdc, si trovavano negli hub di somministrazione Walgreens, Cvs, Walmart e Rite Aid. Le ragioni per cui questi farmaci anti-Covid sono divenuti inutilizzabili, evidenzia il dossier, sarebbero molteplici: rottura delle fiale, guasti ai congelatori in cui le stesse sono conservate, interruzioni di corrente che impediscono di rispettare la catena del freddo. Molte altre volte, i vaccini sono stati buttati perché le persone che avevano prenotato l'iniezione "non si sono presentate" agli appuntamenti e le fiale delle dosi riservate loro sono così scadute e gettate nella spazzatura.
Quei milioni di vaccini inutilizzati negli Usa stridono con i tanti Paesi a basso reddito che stentano a implementare le rispettive campagne di immunizzazione a causa proprio della carenza di quei medicinali salva-vita.
In base ai dati forniti dal sito web di informazione scientifica OurWorldInData, solo il 2,7% delle persone residenti nelle nazioni povere ha ricevuto almeno una dose, una quota che non basterà putroppo a prevenire milioni di infezioni e migliaia di morti evitabili.
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