Nei giorni scorsi la bocciatura era arrivata dagli studiosi di Harvard, ieri è stato un ex professore de La Sapienza a mettere in dubbio l’efficacia delle misure adottate dal governo italiano per fronteggiare l’emergenza coronavirus.
"Stamattina ho depositato presso la Procura della Repubblica di Roma la denuncia contro Giuseppe Conte, Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, a firma mia e dell’avvocato Alfredo Lonoce", scrive sulla sua pagina Facebook Augusto Sinagra, magistrato e accademico, per oltre dieci anni ordinario di diritto dell’Unione europea nella Facoltà di Scienze Politiche dell’Università La Sapienza di Roma.
L’accusa a Conte è quella di aver sottovalutato l’emergenza e di non aver agito in modo tempestivo "omettendo nei tempi e nei modi necessari ogni misura di contenimento e di prevenzione" , consentendo, quindi, la "enorme diffusione" del virus "con l'impressionante numero avutosi di contagiati e di deceduti". La tesi sostenuta dai due avvocati nell’esposto è più o meno la stessa degli analisti americani: il governo avrebbe dovuto fare attenzione a quello che stava succedendo in Cina, dove per contenere il contagio era stato messo in campo, già nel mese di gennaio, un lockdown totale.
Da noi però nessuno si è preoccupato, denunciano i legali e le prime misure sono arrivate a venti giorni di distanza dalla dichiarazione dello stato di emergenza. Sarebbe stata proprio questa "sottovalutazione del problema" a far adottare "in ritardo" provvedimenti cruciali come la chiusura delle province del Nord maggiormente colpite e l’estensione della zona rossa a tutto il territorio nazionale. Quando è stato pubblicato il decreto dell’8 marzo, accusano gli avvocati nell’esposto, il virus ormai stava viaggiando in tutta Italia, anche a bordo dei treni presi in tarda serata da decine di persone in fuga dalla Lombardia dopo la circolazione della bozza del decreto che avrebbe disposto l’isolamento della regione.
Insomma, come gli accademici statunitensi, anche i due legali accusano Conte di aver "inseguito il virus", più che prevenirne la diffusione. E poi l’esposto, visionato dal quotidiano La Verità che ne riporta alcuni stralci, continua con l’accusa al ministro dell’Interno, di aver continuato a tenere i porti aperti consentendo lo sbarco dei migranti. Persone, continua la denuncia "affette in molti casi da gravi patologie, come per esempio la Tbc", con "il rischio di nuovi e diversi focolai di infezione oltre a quelli del Covid-19".
Il tragico bilancio dell’emergenza sanitaria in corso, quindi, sarebbe imputabile per i due alla leggerezza con cui Palazzo Chigi ha affrontato le fasi iniziali dell’epidemia. Sinagra e Lonoce contestano a Conte di aver assicurato nei salotti televisivi come i presidi di emergenza in dotazione agli ospedali fossero adeguati. Affermazioni poi smentite nei fatti dalla penuria di mascherine e dalla polemica su quelle consegnate dalla Protezione civile, paragonate a carta igienica o stracci per la polvere.
"In breve avrò il numero di registro generale e subito dopo pubblicherò il testo con le relative istruzioni per la presentazione da parte di chi voglia", scrive Sinagra su Facebook invitando i cittadini a seguirlo nell'iniziativa. "Matteo Salvini? È stato indagato per molto meno", incalza il collega Lonoce, intervistato da La Verità. Anche il direttore del quotidiano, Maurizio Belpietro, fa il paragone con il processo al leader della Lega.
"Per aver lasciato dei migranti qualche giorno in mezzo al mare, un ritardo allo sbarco a quanto pare ingiustificato, Matteo Salvini dovrà rispondere addirittura di sequestro di persona, dunque è possibile che per la stessa ragione, un ritardo dell'istituzione politica nella predisposizione delle misure contro l'emergenza, nell' acquisto dei dispositivi di protezione e nell'emanazione dei divieti di circolazione possa essere oggetto di un giudizio", scrive il giornalista in un editoriale pubblicato stamattina.
"Conte – aggiunge - rifarebbe tutto quel che ha fatto, dunque rimanderebbe il personale sanitario in prima linea, nelle corsie e negli ambulatori, sprovvisto dei mezzi e delle indicazioni precauzionali". Ma, osserva Belpietro, "in caso di errori, di sottovalutazioni o ritardi, sostenere di voler ripetere ciò che si è fatto equivale, in termini giuridici, a dimostrare di non avere alcun pentimento per quanto è accaduto e anzi di essere predisposto alla reiterazione del reato".
Anche un altro avvocato, Carlo Taormina, su Twitter, collega il numero dei morti ai "40 giorni di
ritardo nel chiudere tutto". "Altri 830 morti mantre calano i contagi? Muoiono sono perché non assistiti o non assistibili per mancanza di respiratori e letti di terapia intensiva", denuncia sui social.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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