E adesso il governo "snobba" 500 milioni di turisti dalla Cina

Mezzo miliardo di asiatici vorrebbe visitare l’Italia, ma nessun ministro va al summit di Venezia. Ira di Pechino

E adesso il governo "snobba" 500 milioni di turisti dalla Cina

S garbo alla Cina: governo e Commissione europea snobbano la firma dei patti sul turismo sostenibile. In ballo affari per miliardi di euro. Se non un pasticcio diplomatico, certo una magra figura. Italia ed Europa sono uscite a pezzi, quanto a credibilità ed immagine, dalla cerimonia inaugurale dell’anno del turismo Ue-Cina 2018. «Un’opportunità unica per promuovere il turismo sostenibile, con l’obiettivo di far crescere del 10% l’anno il numero di turisti cinesi e concludere accordi di parternariato», anticipavano il giorno prima da Roma e Bruxelles, con un’euforia giustificata dai numeri: la Cina è prossima a raggiungere il miliardo e mezzo di abitanti e nel solo 2016, per visitare il mondo, i cinesi hanno speso 221 miliardi di dollari, quasi il doppio degli americani, fermi a quota 122.

Ma non solo: secondo un’indagine Ipsos, il 32% dei cinesi - circa 500 milioni di persone - vorrebbe visitare l’Italia nei prossimi 5 anni. Attrarre quei flussi turistici significherebbe, per il Vecchio Continente, assicurarsi risorse fresche, essenziali in tempi di vacche magre. Prospettiva ancor più allettante per l’Italia, ingessata dal debito pubblico ma in grado di poter vantare la maggior concentrazione di siti Unesco di tutto il globo. Anche per questo all’appuntamento Palazzo Chigi s’era preparato mettendo sul piatto iniziative collaterali, come l’Anno del cibo, pensate per rendere più golosa l’offerta ed estenderla al circuito enogastronomico. Eppure, nonostante la tavola fosse già imbandita, i padroni di casa hanno disertato. Il primo forfait l’aveva dato, già qualche settimana fa, il premier Paolo Gentiloni. Così, almeno, si racconta in ambienti diplomatici, dove non si manca di sottolineare come l’annunciata assenza del primo ministro italiano avesse indotto il suo omologo cinese, Li Keqiang, a non prendere neppure in considerazione l’idea di volare a Venezia, sede indicata per la stipula dell’intesa. Allora per guidare la sua delegazione Pechino ha scelto Qi Xuchun, vicepresidente della Conferenza consultiva politica del popolo, organizzazione priva di poteri legislativi ed esecutivi ma tenuta in gran considerazione per aver svolto funzioni normative fino alla nascita dell’Assemblea popolare nazionale, nel 1954, dopo aver tenuto a battesimo la fondazione della Repubblica Popolare Cinese. Un prestigio indiscusso, certificato dall’elenco dei presidenti della Conferenza, in cui compaiono nomi del calibro di Mao Tse-tung e Deng Xiaoping. Insomma, una personalità di spicco. Per questo la Commissione europea aveva messo in campo alla vigilia la commissaria per il mercato interno, Elzbieta Bienkowska, ed il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, con la rappresentanza del governo italiano affidata invece al ministro dei beni culturali, Dario Franceschini. Obiettivo: definire 200 accordi di partenariato ed ottenere un considerevole incremento annuo dei visitatori cinesi. Venerdì, al momento di salire sul palco allestito nella sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale, però, Qi Xuchun s’è imbattuto in molte sedie vuote: assenti Tajani (per malattia, sostituito dal suo portavoce) e Franceschini (per la scomparsa della madre), lontani dalla laguna l’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Federica Mogherini (che indiscrezioni davano come possibile partecipante), a rappresentare l’Europa il numero due della Conferenza del popolo ha trovato solo Bienkowska ed il presidente di turno del Consiglio Ue, la bulgara Nikolina Angelkova, affiancate dal sottosegretario ai beni culturali Dorina Bianchi. Nessun altro, se non il governatore Luca Zaia ed il sindaco Luigi Brugnaro tra il pubblico. Senza batter ciglio, con tempra da consumato uomo di stato, Qi Xuchun ha firmato i protocolli, eclissandosi tuttavia un attimo dopo insieme al vicepresidente dell’Amministrazione nazionale del turismo cinese, Du Jiang.

Sono così saltate, nell’ordine, la conferenza stampa di presentazione dei contenuti dell’intesa, la programmata visita al Palazzo dei Dogi, il pranzo tra i capolavori del Tintoretto. Un chiaro segnale di cosa la Cina pensi di Italia ed Europa: belle da vedere. E basta.

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