"Si oggi scrivo a Lei, è per pregarla di aiutarmi da lontano". Inizia così una lettera con una disperata richiesta di aiuto indirizzata a papa Pio XII. Il mittente era uno studente universitario tedesco di 23 anni, la cui unica colpa era di essere di origine ebraica. Pur essendo stato battezzato nel 1938, per il Terzo Reich il suo sangue non gli dava scampo: per lui, infatti, si erano aperti i cancelli di un campo di concentramento, nel suo caso a Miranda de Ebro (Spagna). Il ragazzo, disperato, il 17 gennaio 1942 scrive la lettera sperando di poter essere salvato.
Nella missiva racconta che aveva la possibilità di raggiungere sua madre, fuggita in America tre anni prima, per tentare una vita nuova. La partenza, in nave, sarebbe avvenuta da Lisbona. Ma prima doveva mettere piede fuori dal campo di concentramento. "Per quelli che non hanno aiuto fuori, c’è poca speranza", spiega il giovane, che scrive ad una sua vecchia amica italiana pregandola di rivolgersi al santo padre per far intervenire in suo favore il nunzio apostolico a Madrid. Non era una richiesta anomala. Il ragazzo, infatti, sapeva che altre persone "con questo intervento da Roma hanno potuto lasciare il campo di concentramento".
Questo eccezionale documento storico, come altri migliaia, è stato reso accessibile a tutti per volere di papa Francesco, che ha autorizzato la riproduzione virtuale di un’intera serie archivistica sul proprio sito internet. I documenti, che si riferiscono al pontificato di Pio XII (aperto alla consultazione dal 2 marzo 2020), appartengono alla categoria denominata "Ebrei", che contiene le innumerevoli richieste di aiuto rivolte al capo della chiesa cattolica dagli ebrei di tutta Europa dopo l’inizio delle persecuzioni nazi-fasciste. Oltre alla foto di ogni singolo documento, sarà consultabile l’inventario analitico della serie, in cui sono stati trascritti tutti i nomi dei destinatari d’aiuto scovati dai documenti.
Complessivamente sono stati messi a disposizione di tutti - studiosi o anche semplicemente curiosi - 170 volumi, con quasi 40.000 file. In un primo momento sarà consultabile il 70% del materiale, piano piano si arriverà alla digitalizzazione dell'intero archivio.
Furono moltissimi i perseguitati (alcuni dei quali solo per una discendenza "non ariana") che si rivolgevano al Vaticano sperando in un aiuto. Le richieste venivano raccolte dalla Segreteria di Stato, dopodiché si attivavano i canali diplomatici per cercare di intervenire. Cosa che non sempre era possibile, vista la vastità del problema a livello internazionale. Questo elenco di nominativi è stato chiamato "lista di Pacelli", ispirandosi alla nota lista Schindler che ispirò il film di Steven Spielberg.
Anche se "i due casi sono differenti - spiega il segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, monsignor Paul Richard Gallagher - l’analogia rende perfettamente l’idea di come, fra i corridoi dell’istituzione al servizio del pontefice, ci si adoperasse senza sosta per fornire agli ebrei un aiuto concreto".
Chissà se la pubblicazione di questi documenti porrà fine, una volta
per tutte, alle accuse che da decenni continuano ad essere mosse nei confronti di Pio XII, di non aver fatto poco o nulla contro il nazismo e di essersi voltato dall'altra parte di fronte agli orrori delle leggi razziali.
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