L'ultima idea per moralizzare il calcio è potenzialmente quella che può ucciderlo. Pare che la Fifa stia pensando di cambiare le regole dei mondiali: nei gironi potrebbe essere cancellato il pareggio. Perché, secondo quanto ricostruito ieri dal Corriere della Sera, questo sarebbe un disincentivo alle combine. Ricordiamo tutti Danimarca-Svezia all'europeo del 2004: pareggiarono 2-2, ovvero l'unico risultato che avrebbe qualificato entrambe, a discapito dell'Italia. È passato alla storia come il «biscotto», con noi indignati e danesi e svedesi a rinfacciarci che attribuiamo a loro ciò che avremmo fatto noi in una situazione analoga.
Quindi, direbbe la Fifa, togliamo il pareggio, al 90' si va ai rigori: uno vince, l'altro perde e si elimina il rischio biscotto, oppure lo si riduce di molto. Il che significa che il calcio non è più il calcio, però. Perché la differenza tra il calcio e gli altri sport è che ogni volta in cui c'è un girone (si definisce all'italiana, peraltro) è prevista la possibilità del pareggio. Ciò che non c'è nella pallavolo, non c'è nel basket, non c'è nella pallanuoto, non c'è nel tennis, non c'è nel baseball, non c'è nel rugby, non c'è ovviamente in nessuna gara di velocità, che sia a piedi, a nuovo, in macchina, in moto, in bicicletta. Ci sono molte discipline in cui si può giocare all'infinito purché alla fine vinca uno solo. Nel calcio no. Il pareggio è un elemento costitutivo del football come l'avevano pensato i fondatori. Per qualcuno, vedi Nils Liedholm e Gianni Brera, addirittura il pareggio è il risultato della partita perfetta. E non un pareggio qualsiasi, ma lo 0-0, e non ci vedevano alcuna contraddizione nel fatto che il gol è l'essenza del calcio e in quel risultato gol non ce ne sono. Anche senza arrivare alle estremizzazioni, il pareggio è nobile, a volte quanto una vittoria, perché a volte vale una vittoria: prendete le partite in cui una piccola squadra riesce a strappare a una grande un punto pareggiando, e scoprirete il valore enorme di quel risultato. Il calcio ha già rivoluzionato se stesso quando ha attribuito alla vittoria i tre punti lasciando al pareggio un punto solo, che è molto più vicino alla sconfitta che alla vittoria. Ma quello deve rimanere.
Non si cambiano le regole perché non si riesce a farle rispettare. Ammesso, poi, che la combine non sia da considerare un pezzo del calcio stesso. Siamo in un'era di giustizialismo estremo, però l'accontentarsi di un risultato che sta bene anche se non è massimo fa parte dello sport. Se a me serve un punto e a te anche è impossibile impedire il pareggio. Di più: è ingiusto. Perché se così è allora bisogna sanzionare Bolt se ogni volta che fa una gara dei cento o dei duecento non spinge al massimo. Se può fare i 100 in 9"58 perché in batteria deve rallentare e chiudere con un secondo in più? E lo stesso vale per la Formula 1 o per le moto: se a me basta arrivare sesto per vincere il mondiale devo essere costretto a correre per vincere? Nel ciclismo la maglia rosa lascia la vittoria di tappa al corridore che è in fuga con lei: anche questa è una combine, eppure viene considerata un gesto nobile. Discorso diverso sono i risultati esatti o di più le scommesse su quei risultati. Allora per paradosso, o anche no, invece di abolire il pareggio al mondiale perché non togliere la differenza reti che genera i calcoli che poi scatenano i biscotti veri? In caso di parità di punteggio, si fa uno spareggio. Parità a tre? Due spareggi. Che poi esistono anche le combine con le sconfitte: quante volte una squadra già eliminata non ha interesse a contrastare un'avversaria che invece lotta per qualificarsi al turno successivo? Negli sport americani che non prevedono il pareggio, le squadre che non hanno chance di qualificarsi ai playoff perdono per potere scendere in classifica il più possibile: non si retrocede e anzi si ottiene il diritto a scegliere i giocatori più forti nel draft e organizzarsi per vincere negli anni successivi. Così fecero i Cleveland Cavaliers che presero LeBron James regalandosi un futuro di successi.
Se cancellare il pareggio serve a evitare i
biscotti è una sconfitta. Se invece serve a incentivare lo spettacolo, a trovare un modo per rendere il calcio meno diverso dagli altri sport è solo sbagliato. Non si può fare, ma almeno cade l'ipocrisia della moralizzazione.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.