La scintilla la fa scoccare Toni Capuozzo alla fine dell’intervista esclusiva a Quarta Repubblica del viceministro degli Esteri dell’Ucraina, Emine Dzhaparova. Una frecciatina velata, ma che sembrava diretta a Daniele Capezzone presente in studio. “Forse al viceministro abbiamo fatto domande troppo cattive e irriguardose”, alludendo in tono sarcastico - almeno questa è stata l’impressione - ai tre quesiti poco mordaci che poco prima il giornalista ed ex parlamentare aveva rivolto alla Dzhaparova.
Che sia stata questa la goccia che ha fatto traboccare il vaso o meno, quel che è certo è che alla fine tra Capuozzo e Capezzone è esploso uno scontro che in realtà sembrava sul punto di scoppiare già da qualche puntata. I due, è chiaro ai telespettatori, non la pensano allo stesso modo sulla guerra in Ucraina. Dichiaratamente filo atlantista Capezzone, dubbioso sull’opportunità di inviare armi l’ex inviato di guerra. Il quale nelle scorse settimane si era posto pure alcune domande sulla strage di Bucha, questione che ieri l’ex deputato gli ha rinfacciato dopo la pubblicazione da parte del New York Times del video dei prigionieri ucraini uccisi dai russi nella cittadina alle porte di Kiev.
“Toni Capuozzo sa quanto lo stimo e metto la mano sul fuoco sulla sua onestà intellettuale - premette Capezzone - però perdonami: non prenderci per smemorati. Tu in questo studio facevi di fatto appelli alla resa, hai parlato di Bucha come di una messinscena e adesso ti preoccupi del fatto che qualcuno aiuti gli ucraini?”. L’affondo fa scattare la reazione dell’inviato: “Questo non è leale, non puoi dire una falsità”. Insiste Capezzone: “Hai usato la parola messinscena”.
La temperatura a quel punto si alza. “Io c’ero e Capuozzo si poneva delle domande su quello che è successo”, prova a fare da paciere Nicola Porro. “Tutti abbiamo ascoltato le domande, che sono il cuore del giornalismo - insiste però Capezzone - Ma quando uno usa la parola ‘messinscena’, usata dai ministeri del Cremlino, di fronte alle testimonianze di tutti i superstiti, ai reportage dei fotografi e dei giornalisti, alle intercettazioni dei servizi tedeschi”.
Poi l’affondo: “Mettiamo a verbale che c’è chi usava la parola messinscena e chi la parola strage. Perché qui non siamo tutti uguali: nelle opinioni e nelle scelte di campo”. Pronta la replica di Capuozzo, che si mette pure le mani nelle orecchie per non sentire Capezzone affermare “una falsità, sapendo di dirla”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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