Erich Priebke confessa: "Sparare alle Fosse Ardeatine fu terribile"

L'ex-ufficiale nazista ha raccontato nuovi dettagli sull'efferato eccidio: "Fui sollevato dopo aver sparato i due colpi, come la gran parte di noi. Non eravamo affatto dei macellai"

Erich Priebke confessa: "Sparare alle Fosse Ardeatine fu terribile"

Erich Priebke ha da poco compiuto 100 anni e sta conducendo la propria vecchiaia in un appartamento alle porte di Roma. Col trascorrere implacabile degli anni le rughe sul volto si infittiscono, i riflessi rallentano, la vista si annacqua e la memoria non tiene più il passo di una volta, ma alcuni ricordi lasciano segni indelebili che nemmeno il tempo è in grado di scalfire. Il ricordo di aver compiuto un eccidio che ha segnato per sempre la storia.
E così in un’intervista rilasciata alla Sueddeutsche Zeitung l'ex-ufficiale nazista rievoca nuovamente la sua esperienza alle Fosse Ardeatine, sottolineando di non sentirsi più legato al passato: "Una volta finita, è finita, sono del tutto libero da convinzioni politiche". Al contrario, si dichiara avverso a ogni forma di dittatura, di destra o di sinistra, con la consapevolezza che "c'è sempre qualcuno a soffrirne". Historia magistra vitae.
Il 24 marzo del 1944 vennero fucilati 335 civili e militari italiani, per vendicare la morte di 33 militari tedeschi vittime di un attacco partigiano avvenuto in via Rasella. L'episodio divenne ben presto l'emblema delle efferatezze compiute dall'occupazione tedesca nel nostro Paese. Priebke è, ad oggi, l'unico superstite della terribile vicenda e rivela nuovi dettagli.
"Kappler disse che gli ufficiali dovevano sparare per primi, ma uno non voleva sparare", ha spiegato, "allora Kappler gli disse: ascolta bene, se tu non spari, dobbiamo fucilarti, chiaro? Allora a malincuore anche quello sparò e Kappler osservò che era stata ristabilita la disciplina. A quel punto abbiamo dovuto sparare di nuovo tutti".
L'ex-ufficiale sostiene con convinzione il fatto che lui e i suoi compagni non ebbero scelta. Fu il vortice degli eventi a stabilire per ciascuno una sorte: "Mah, non avevo scelta. La mia vita è andata così. Sono convinto che il Signore, se c’è, guida ogni persona così come vive. Nessuno è mai tornato dall’aldilà e ce lo ha raccontato. Non sappiamo se Dio esiste, non sappiamo se esistono il Cielo e l’inferno".

Timore o speranza? Non è dato saperlo, ognuno deve fare i conti con i fantasmi del proprio passato. "Vae victis", guai ai vinti, questa la scritta sulla porta d'ingresso dell'abitazione di Priebke, inquietante ammonimento per l’ultimo criminale nazista ancora in vita.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica