Manca ormai poco alla revoca dell'obbligo delle mascherine nei luoghi chiusi previsto per il 1° di maggio, anche se potrebbe esserci un prolungamento della misura in base all'evoluzione della situazione pandemica. Se il prof. Crisanti ha affermato che contro la variante Omicron e le sottovarianti anche le mascherine più protettive, le Ffp2, perdono di efficacia, non è dello stesso parere la prof. Antonella Viola, immunologa e direttore scientifico dell’Istituto di ricerca pediatrica Città della Speranza. Senza mezzi termini, spiega l'mportanza di indossarla anche se in precedenza contagiati dal virus e quindi maggiormente protetti. "Nessuno dovrebbe metterla da parte e quando dico nessuno mi riferisco anche a chi ha avuto la malattia pochi mesi fa e ritiene di poterla dismettere sentendosi immune. Niente di più sbagliato", afferma in un'intervista al Corriere della Sera.
"Ecco come ci si infetta"
A differenza di quelle chirurgiche, le Fpp2 sono state e continuano ad essere uno scudo contro il Covid come dimostrato dalla loro efficacia durante le varie ondate pandemiche: oltre ai vaccini, il primo ostacolo contro il virus è impedire che le goccioline di saliva vengano respirate da chi ci sta accanto rimandendo intrappolato nei dispositivi di sicurezza che ormai utilizziamo da due anni. Ecco perché al chiuso bisognerebbe continuare a proteggersi, "la Ffp2 è efficace anche contro Omicron. Vediamo comparire varianti sempre più contagiose e anche sui vaccinati incombe il rischio di infettarsi. La circolazione è sostenuta ed è dimostrato anche dalla comparsa dei ceppi ricombinanti che hanno origine nelle persone infettate da due virus differenti".
"Conviene fare un sacrificio"
La primavera, le notizie sulla guerra che hanno sostituito il Covid, fanno sentire al sicuro, la Viola utilizza il termine "troppo tranquilli". Infatti, i contagi sono risaliti su anche a causa di un eccessivo rilassamento dovuto a un virus più debole grazie ai vaccini. La malattia, però, c'è ancora: ecco perché "vale la pena fare un piccolo sacrificio coprendo naso e bocca quando si entra in luoghi chiusi. Ammalarsi di Covid, anche per i vaccinati con tre dosi, non è una esperienza indolore. Se ne può uscire con conseguenze spiacevoli", spiega l'immunologa. Sia perché il Long Covid può colpire e allungare i tempi di ripresa, sia perchè "c’è la possibilità di reinfettarsi con Omicron dopo aver contratto la variante che l’ha preceduta, Delta", sottolinea.
Seconda infezione vale come booster?
Dal 3,2% di poche settimane fa si sale di un punto percentuale, il 4,1% di questi giorni: è il tasso nazionale di reinfezioni, chi si è ammalato due o più volte al Covid secondo i dati dell'Istitutito Superiore di Sanità. Infatti, almeno 4 su 100 hanno già sperimentato Omicron dopo essere stati contagiati con Delta. In questo caso, però, le difese immunitarie aumentano gli anticorpi evitando il richiamo vaccinale? "Non lo sappiamo con certezza. L’ipotesi prevalente è che l’infezione naturale funzioni come un booster. Aspettiamo di raccogliere più dati", spiega il direttore scientifico.
Si tratta di un fenomeno nuovo ma i vaccini continuano a funzionare alla grande proteggendo al 91% dalla malattia grave e al 66% dal contagio. "Il restante 34% può riprendere il Covid perché Omicron possiede la capacità di evadere il controllo del sistema immunitario", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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