Non è affatto vero che se avesse vinto la Le Pen, in fondo le cose sarebbero andate bene comunque. Certo, la Le Pen non è un mostro, è scaltra ed evoluta, ma ha cercato di far bottino del malcontento per i sacrifici causati da virus e guerra. Poteva essere vincente e invece è stata perdente. Vince Emmanuel Macron, che è un pilastro dell'Europa unita e dei valori del mondo occidentale della comunità di cui facciamo parte, eravamo partiti dalla Comunità del Carbone e dell'Acciaio e siamo arrivati all'Europa che sa fronteggiare due belve dormienti: la pandemia e la guerra. Certo, c'è la Germania che, mentre spende un miliardo per riarmarsi, intanto non vuole perdere altri soldi e frena. E poi ci siamo anche noi, con un buon punteggio perché siamo schierati con l'Occidente e con l'Alleanza Atlantica, che è la bestia nera di tutte le sinistre. E poi perché andiamo a caccia di gas nel mondo dopo aver stupidamente tralasciato quello che abbiamo in casa.
Macron è stato un buon patriota europeo, oltre che un degno presidente, perché nel semestre di presidenza francese dell'Unione non ha esitato a spendere tutto il tempo possibile andando avanti e indietro da Mosca per umiliarsi davanti a un uomo che lo guardava gelidamente al di là di un tavolo lungo venti metri e che usa missili ipersonici sugli ospedali, decora coloro che hanno assassinato migliaia di civili inginocchiati e di cui tutti abbiamo paura perché ha riportato l'incubo della guerra in Europa dopo quasi ottant'anni di pace. Emmanuel Macron non è stato ripagato subito elettoralmente per questo lavoro di servizio perché ha avuto poco tempo per girare fra paesi e bancarelle, lasciando campo libero a Marine Le Pen, che ha sfruttato l'assenza del rivale per spremere tutto quel che poteva da un elettorato irrequieto, dall'Île de France, sempre incline alla rivolta stradaiola dei gilet gialli, e da tutte le proteste inevitabili di coloro che sono stati dolorosamente colpiti nel reddito.
Macron è per noi un ottimo partner, ha stretto un'alleanza anche personale con Mario Draghi mentre non è ancora ben chiaro quale genere di cancelliere sia Olaf Sholz, il successore della Merkel, nato come pacifista di sinistra ma che, appena eletto, torna da un viaggio a Washington con l'annuncio di voler riarmare l'esercito tedesco, ma che poi esce dal gruppo e non gioca più in squadra. Se avesse vinto Marine Le Pen, l'Europa nata e sostenuta dall'asse franco-tedesco sarebbe caduta sulle ginocchia e sarebbe stata ancor più permeabile alla penetrazione russa, essendo la Le Pen una entusiasta sostenitrice del presidente Putin. È un fatto che adesso tutte le carte siano in tavola per decidere come affrontare una guerra sulla soglia di casa, comunque vada a finire.
E sono proprio Emmanuel Macron, Mario Draghi e la presidente Ursula von Der Leyen i leader che stanno sorprendendo gli Stati Uniti e Paesi lontani come il Giappone e l'Australia, che non credevano possibile vedere l'Europa trasformarsi in una nazione, sia pure con un lento processo. Non è stato fatto un gran passo avanti, ma si è evitato un passo indietro e ciò conta moltissimo, specialmente se questa nuova Europa si deciderà a darsi una forza armata in grado di sostenere la sua politica estera.
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