Falciate da una mietitrebbia: chi non le ha salvate

Spuntano altri dettagli sulla morte delle due giovani donne. Perché gli amici sono scappati?

Falciate da una mietitrebbia: chi non le ha salvate

È stato iscritto nel registro degli indagati il giovane bracciante 28enne Andrea P., alla guida del mezzo agricolo che venerdì mattina ha investito in un campo di mais a Locate di Triulzi, nel Milanese, Sara El Jaafari e Hanan Nekhla, le due donne di 28 e 31 anni, di origine marocchina, trovate poi morte nella tarda serata di sabato. L'ipotesi di reato contestata è quella di duplice omicidio colposo. L'iscrizione - spiegano fonti della Procura di Lodi - è considerata un "atto dovuto" per permettere all'uomo di partecipare con un proprio consulente agli accertamenti tecnici che verranno svolti sulla mietitrebbia posto sotto sequestro. L’investitore, come riporta il Corriere della Sera, dice di non essersi accorto dell’incidente. Ma ora spunta un altro dettaglio: con le due donne c'erano alcuni amici. E loro, dopo l'incidente, sarebbero scappati dal campo di mais.

Immediatamente dopo l’impatto, una delle vittime aveva chiamato il 112 raccontando che erano state travolte da una mietitrebbia. Il cellulare da cui era partita la chiamata si è poi subito spento, non permettendo ai carabinieri di localizzare il luogo dell’incidente. I militari erano in possesso solo di un’informazione, acquisita nel corso della frenetica conversazione telefonica: la donna aveva indicato la vasta area che dall'ex bosco della droga di Rogoredo, periferia cittadina, si spinge fino a San Giuliano Milanese. Le due marocchine erano accampate insieme ad alcuni amici, i quali nella fuga avrebbero lasciato sul posto dei telefonini, fornendo le coordinate per far completare ai carabinieri la caccia.

Dalle prime indagini, in attesa dell’autopsia, sembrerebbe che una delle donne sia stata uccisa direttamente dalla mietitrebbia, mentre l'altra sia morta soffocata dalle esalazioni della sostanza nociva contenuta nel macchinario, che posteriormente possiede due braccia meccaniche laterali, come ali di un aereo. Ciò potrebbe aver impedito al conducente di vedere cosa stesse accadendo alle sue spalle. Diversi elementi analizzati dagli inquirenti, però, fanno pensare che le cose potrebbero essere andate in un altro modo e che il bracciante si sia accorto di cosa era successo. Innanzitutto, la cabina di pilotaggio è alta rispetto al terreno sottostante e, poi, gli amici delle donne dopo l’incidente si sarebbero alzati scappando via velocemente.

L’uomo nel corso dell’interrogatorio ha continuato a negare di essere responsabile dell’incidente. Le due donne decedute mancavano da casa da diverso tempo, ma i familiari non avevano presentato denuncia di scomparsa. Nell'accampamento improvvisato di Locate di Triulzi sono state trovate delle coperte, tracce di consumo di stupefacenti, in particolare una stagnola, alcol e alcuni cellulari. Intanto, al quotidiano Il Giorno, Miriamo Sekka, la cugina di Hanan Nekhla, ha confermato la presenza di altre persone nel campo.

“Mia cugina e la sua amica Sara - ha detto - hanno trascorso la notte in compagnia di altri due ragazzi: chi sono? Devono chiarire cosa è successo. Noi siamo tutti sotto choc. Hanan era fidanzata con un marocchino e voleva solo costruirsi una vita felice”.

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