Il Family Day lancia la petizione europea per la famiglia

Il Comitato promotore del Family Day ha lanciato, in collaborazione con le associazioni pro-family di altri paesi europei, una raccolta firme per chiedere all'Europa di riconoscere come famiglia solo quella fondata su mamma, papà e figli

Il Family Day lancia la petizione europea per la famiglia


Una petizione europea per chiedere un regolamento comunitario che accolga la definizione giuridica di famiglia, come unione fra uomo e donna fondata sul matrimonio e la discendenza.

L’iniziativa si chiama Mum, Dad and Kids, coinvolge almeno sette Paesi europei e punta a raccogliere almeno un milione di firme in 12 mesi. La sfida è stata raccolta, nel nostro Paese, dal Comitato Difendiamo i Nostri Figli, promotore del Family Day, che oggi, in una conferenza stampa al Senato, ha lanciato la raccolta firme in tutta Italia. Il target per l’Italia è di 54.750 firme, ma l’obiettivo degli organizzatori è quello di raccoglierne almeno un milione solo nel nostro Paese, per chiedere alla Commissione Europea e a tutte le istituzioni comunitarie di privilegiare un “modello di società fondata non sull’individualismo, ma sui corpi intermedi, in cui quello principale è rappresentato dalla famiglia, composta da mamma e papà”.

Con queste parole, infatti, l’avvocato Simone Pillon, membro del Comitato, ha presentato l’iniziativa al Senato. “Secondo l’art 9 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, ogni Stato è libero di dare una definizione di famiglia secondo la sua legge locale, ma è altrettanto vero che anche le istituzioni europee nei documenti ufficiali, legiferano e si occupano di famiglia: se quindi ogni Paese adotta una definizione diversa, non si capisce più che cosa sia la “famiglia”, quindi il senso di questa petizione è quello di arrivare ad una definizione comune europea, valida per tutti”, ha affermato l'avvocato Pillon. Quella di famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo ed una donna e/o sulla discendenza. “Ovviamente questa è una battaglia che si lega alla nostra campagna contro la legge sulle Unioni Civili, la stepchild adoption e le adozioni per le coppie dello stesso sesso: concetti che confliggono con la definizione di famiglia che portiamo avanti", ha proseguito Pillon.

La petizione per chiedere all’Europa “un’inversione di tendenza rispetto alle attuali politiche”, che, secondo Pillon “scimmiottano con provincialismo americanocentrico le politiche sulla famiglia di Obama”, ha però un precedente deludente. Si tratta della petizione “Uno di noi”, conclusasi nel maggio del 2014 con quasi due milioni di firme raccolte, che chiedeva una marcia indietro dell'Ue sul tema dell'aborto, riconoscendo gli embrioni umani come soggetti di diritto, alla quale fece seguito, però, soltanto una ben poco rilevante dichiarazione da parte della Commissione Europea. “Noi non accetteremo una risposta meramente formale”, ha dichiarato, invece, Pillon, “e pretenderemo dall’Ue una risposta di fatto e di diritto, perché dalla definizione di famiglia derivano delle conseguenze importanti sul piano strettamente giuridico, che sono in grado di modificare la qualità della vita delle singole famiglie, perché alla liquefazione del concetto di famiglia corrisponde la liquefazione delle politiche sociali a sostegno di questo istituto”. Proprio la definizione di famiglia, secondo gli organizzatori sarebbe, infatti, uno dei principali elementi di dibattito nelle audizioni che si stanno svolgendo in queste settimane alla Camera nell’ambito della discussione sul ddl Unioni Civili.

Poi, è arrivata la stoccata al presidente del Consiglio: “Renzi alla Leopolda ha detto che dobbiamo deintermedializzare i corpi intermedi, che dobbiamo, cioè, togliere loro la capacità di intermediazione”, ha continuato Pillon, “noi invece siamo a favore di un sistema comunitario e di una rappresentatività dei corpi intermedi, come la famiglia, le comunità locali e l’associazionismo, e contrari alla logica del potere contro il singolo, ecco perché ci batteremo contro le riforme istituzionali portate avanti da questo governo, che sono un colpo mortale ai corpi intermedi dello Stato”.

L’iniziativa coinvolge diverse associazioni pro-famiglia europee: dai francesi della Manif Pour Tous, ai croati che, nel 2014, con un referendum, introdussero nella Costituzione proprio la

definizione di famiglia come unione tra un uomo e una donna, chiudendo di fatto la porta al riconoscimento delle unioni omosessuali, passando per i rappresentanti di Ungheria, Slovacchia, Polonia, Portogallo, Svezia e Germania.

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